Da "DORSOGNA BLOG SPOT" - 30/09/11
No all'Italia petrolizzata
Susan Sinnott: ritornatene in Texas! BRS Resources is participating in one of the most exciting oil and gas plays in the world – Italy’s Po Valley. That’s right – the Po Valley, between Venice, Florence, and Milan.
Aleanna Resources/BRS/Bonanza. Che bello trivellare vicino a Venezia, eh? Siamo noi degli idioti a permetterglielo. Chi vuole lasciargli commenti diretti su Facebook può farlo qui. Ecco cosa succede quando arrivano in Italia persone che dell'Italia non sanno niente e per i quali siamo solo territori di conquista. Gente che pensa di poter venire qui, raccontarci un po' di balle e portarsi in Texas il bottino petrolifero per i loro investitori e soprattutto prendendoci in giro ben bene. In questo articolo c'è di tutto, e farebbe ridere, se non fosse che fa piangere... I petrolieri che parlano di "interventi di miglioramento ambientale", la subsidenza che è una "mera modifica permanente" del territorio e le trivelle che portano benessere con il buono sconto della benzina! Vergogna! E da chi vengono queste belle sparate? Da Ms. Susan Sinnott, il direttore della BRS Resources Ltd, una ditta Canadese, con sede a Vancouver, in precedenza nota come Bonanza Resources, e che aveva sede in Texas. Questa BRS controlla il 7% della Aleanna Resources. Il 27 Settembre 2011 la Aleanna/BRS/Bonanza dichiara di avere concluso la fase di ispezioni sismiche in un area di 136 chilometri quadrati della concessione Ponte del Diavolo, nella bassa padana del Veneto. Vogliono ora acquisire altri dati presso la concessione Ponte del Grillo e trivellare il pozzo Gallare presso la concessione Corte dei Signori. Dicono che devono finire di mettersi d'accordo coi proprietari terrieri della zona e appena sarà tutto pronto, faranno il buco. Dicono di essere "eccitati" e che prevedono di iniziare i lavori entro la fine dell'anno. Evviva !!! Intanto la gente del posto è arrabbiata. Come riporta il Corriere del Veneto, l'assessore regionale Maurizio Conte aveva detto che la regione riserverà alla Aleanna/BRS/Bonanza la "massima opposizione", preoccupati soprattutto della subsidenza, che da decenni affligge il delta del Po, un terreno fragile già di per conto suo e che di tutto ha bisogno fuorchè di trivelle. Per chi lo ricorda, negli anni 50 e 60 le estrazioni di metano avevano causato spaventosi abbassamenti di terreno, con alluvioni gravi che avevano portato alla dismissione di tutti i pozzi di metano della zona. Ora la Aleanna/BRS/Bonanza ci riprova. Ecco allora che arriva Susan dal Texas a tranquillizzare tutti. SuperSusan dice, prendendo in giro l'intelligenza degli Italiani che:
MS SINNOTT: WHO THE HELL DO YOU THINK YOU ARE?
Qui tutti gli interessi della Aleanna in Veneto (cliccare sulle mappe per vedere ingrandite): E qui in Basilicata: Ecco qui chi è Susan Sinnott - petroliera texana da 35 anni.
http://dorsogna.blogspot.com/2011/09/susan-sinnott-ritornatene-in-texas.html
Commento del sottoscritto su FB a margine dell'articolo
Dal "CORRIERE DEL VENETO" del 29/09/11 Il progetto - La società: " Nessun rischio"
La multinazionale tenta la Regione di A.Prl.
Infine la Aleanna respinge al mittente anche le
perplessità riguardanti l'inadeguatezza della normativa che regola il
settore. Se arriverà il via libera alla ricerca di gas nel sottosuolo
veneto i paesi non si riempiranno di torri di perforazione e impianti di
produzione. "Queste strutture sono molto future e comunque eventuali e
dislocate in un'area limitatissima ed eretta per un periodo limitato",
garantisce la presidente. In pratica la società studia il terreno e solo
se incappa in "strutture geologiche promettenti" avviene la
perforazione. A quel punto, se il pozzo esplorativo dà i risultati
sperati (dalla multinazionale), allora inizia la produzione di
Commento del sottoscritto su FB a margine dell'articolo
Moving Planet Sicilia Orientale un video postato da Carmelo Nicoloso 24 settembre 2011 - Moving Planet all'Area Marina Protetta Isole dei Ciclopi "No alle trivellazioni nel Canale di Sicilia" - Parco Blu Canale di Sicilia / Banco di Pantelleria
http://www.youtube.com/watch?v=lojBL2xBwq4
Da una mia "NOTA su FB" del 29/09/11 I "Nuovi Mostri" in Emilia Romagna di Guido Picchetti
In proposito sono lieto di riportare in questa mia nota
su FB parte di un'intervista alla Prof.ssa Maria Rita D'Orsogna
pubblicata il 23 Dicembre 2010 su "Sottobosco.info" di Davide Capalbo in
merito alle trivelle in Emilia Romagna, anticipazione di una conferenza
che la stessa D'orsogna ha tenuto alcuni giormi dopo sul tema della
pericolosità delle estrazioni petrolifere on shore, presso la Sala
Civica del Comune di Este. Cosa sono e come si ottengono le linee sismiche ad alta definizione? Per capire quanto grandi siano i giacimenti di idrocarburi, si mandano delle onde sismiche nel sottosuolo e a seconda del tipo e del tempo di risposta, si riesce ad avere una stima delle caratteristiche del supposto giacimento. A seconda delle circostanze si può usare come sorgente sismica un vibratore, dinamite, una pistola ad aria compressa (airgun) oppure una mistura esplosiva detta Tovex. Quest'ultima è usata da circa l'80% delle ditte petrolifere. Il pericolo maggiore è quando l'airgun viene usato in mare, a causa dei forti disturbi che i segnali di alta intensità (attorno ai 200 decibel) e bassa frequenza possono causare all'habitat marino. Possono esserci conseguenze negative sul sistema riproduttivo, alimentare, e di orientamento di cetacei, che possono perdere l'orientamento e spiaggiarsi. Qualche volta l'airgun ha anche causato morie di delfini e balene. Sulla terraferma i danni sono limitati a danni alla vegetazione, e a possibili disorientamenti delle specie animali.
Questi potrebbero sembrare effetti lievi, ma la questione
è un altra. Perchè la Aleanna vuole fare le ispezioni sismiche? Non
certo per amore della conoscenza, ma perchè ha in progetto di trivellare
la zona se i giacimenti sono promettenti. E' in questa ottica che
occorre porsi: come collettività siamo disposti a diventare un distretto
minerario con tutto quello che comporta non solo l'attività di
esplorazione sismica, ma le trivelle nei nostri campi per i prossimi 20,
30 anni ? Conosciamo bene il grosso rischio di subsidenza del Delta del Po. Meno bene, invece, gli altri rischi per l'ambiente e la salute derivanti dalle operazioni di esplorazione ed estrazione: a cosa andiamo incontro ? Gli effetti delle trivellazioni su larga scala sono ben evidenti in Basilicata, terra martoriata dalle ditte petrolifere - ENI in primis - da 15 anni a questa parte. Intanto, la mole di rifiuti petroliferi è enorme ed è costoso smaltirli. Ci sono molti esempi di scarti di lavorazione petrolifera seppelliti alla meno peggio nei campi o nei parchi. Quindi, la prima domanda da farsi è: dove finiscono i rifiuti speciali e pericolosi delle trivellazioni? Ci sarà qualcuno che monitorerà per davvero? Una volta estratto questo petrolio poi, ci sarà bisogno di infrastruttura, trasporto su camion, oleodotti, e, se il petrolio è amaro, ci sarà bisogno di mini-raffinerie in loco. Uno dei motivi per cui lo zolfo è indesiderato è che questo rende gli idrocarburi cosi corrosivi che occorre trattarli in loco, perchè il trasporto a lunga distanza è impossibile.
In Basilicata hanno già costruito il "desolforatore"
nella città di Viggiano - con il romantico quanto ingannevole nome come
di "centro oli" - e ne progettano un altro a 20 km di distanza. L'area
che in teoria era stata designata come parco nazionale della Val D'agri
è ora un crocevia di tubature e pozzi, sovrastato dalla raffineria.
Nella zona della Val D'Agri trovano petrolio nel miele, nei vigneti e
nei meleti; i campi di fagioli e di ortaggi sono tutti malaticci a causa
delle esalazioni tossiche della raffineria, l'aria puzza e sa di uova
marce, qualche volta i campi sono stati abbandonati.
Comunque la si voglia guardare, l'ingresso dei petrolieri
in Basilicata è stata una catastrofe. Tutto questo nel giro di soli 15
anni di trivellazione certificata dall'ENI. Dalla Basilicata si estrae
solo il 6% del fabbisogno italiano di petrolio. Il restante 94% lo
importiamo. Le royalities - i soldi che le ditte petrolifere pagano in
cambio di risorse - sono in Italia del 10% su terraferma e del 4% in
mare. In Norvegia il tasso e' dell'80%. Una regione intera è stata
distrutta in cambio di poche briciole. Non è giusto.
Infine lo dicono la Shell, la Exxon Mobil, la Chevron e
la BP che ogni tre mesi sono obbligati dalla legislazione californiana a
dichiarare sulla stampa che le attività petrolifere di qualsiasi genere
sono collegate alla comparsa di tumori, malformazioni e altri danni
riproduttivi. La legge che obbliga i petrolieri a dichiarare questo si
chiama Proposition 65 ed è intesa come un modo trasparente di
informare i cittadini della qualità della loro aria, acqua e della loro
vita.
Non abbiamo mollato per mesi e mesi, e siamo ancora qui.
Finora, neanche uno di tutti i pozzi programmati per l'Abruzzo è stato
costruito. Non so se la nostra sia una vittoria, perchè i petrolieri
sono li che aspettano che ci stanchiamo, ma se è una vittoria, posso
dire che vincere contro i petrolieri non è impossibile, ci vuole solo
buona volontà, testardaggine e convinzione della proprie idee. Non si
deve mollare mai e ogni giorno osare un po di più. L'Italia è nostra e
non dei petrolieri venuti chissà da dove.
Rig problems force Noble Energy to adjust
September 28, 2011 - Noble Energy,
Inc. (NYSE:NBL) has revised drilling plans for the three deepwater rigs
it has under contract in the offshore Eastern Mediterranean. The Transocean Sedco Express, currently at Tamar, is preparing to move to the Leviathan #3 location to conclude the drilling of that well. The rig is then expected to drill up to two exploration prospects before returning to Tamar to finish development drilling and perform completion work. These changes will not affect the timing of the Tamar development which remains on schedule for commissioning in late 2012. The drilling operations by the Sedco Express have gone extremely well. The Noble Corporation Homer Ferrington rig recently drilled two development wells at Noa. The drilling activities were completed two weeks ahead of schedule and significantly below budget. The Noa completion operations are planned to commence in the first half of 2012. The Company has subsequently moved the
Homer Ferrington to Block 12 offshore Cyprus, where it is drilling the
Cyprus A prospect. Once finished with Cyprus A, the rig will relocate
back to Israel.
http://www.pennenergy.com/index/petroleum/display/3578564411/articles/pennenergy/petroleum/offshore/2011/09/noble-energy_adjusts.html?cmpid=EnlDailyPetroSeptember292011
Commento del sottoscritto su FB a margine dell'articolo
Da "OIL INVESTING NEWS" - 28/09/11 BRS Resources Announces Operational 27/09/11 - BRS Resources Ltd. (CVE:BRS) reported that AleAnna Resources LLC has completed a 30,000 acre (136 sq km) 3-D seismic acquisition survey on the Ponte Del Diavolo exploration permit area in Italy. The press release is quoted as saying:
BRS Resources’ President, Steve Moore, said,
http://oilinvestingnews.com/4936-brs-resources-announces-operational-update-on-italian-ep-activities.html
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I petrolieri texani vogliono trivellare la pianura padana di Alfredo d’Ecclesia 27 novembre 2010 - Un'azienda texana, la “Aleanna Resources” ha presentato domanda per ricercare idrocarburi nella pianura padana e nei bacini del Bradano (tra Puglia e Basilicata), ora per quanto riguarda il Bradano, non hanno ancora ricevuto le autorizzazioni, mentre per quanto riguarda la pianura padana, non solo le hanno ricevute, ma addirittura inizieranno a trivellare nella prossima primavera.
Come si fanno a dare autorizzazioni in aree del genere,
considerando la vicinanza con l'Adriatico e con città come Ravenna e
Venezia nelle vicinanze... E se accadesse qualcosa ? A parte che il
petrolio dovrebbe sparire, siamo nel 2010, si organizzano missioni nello
spazio e si cerca ancora di fare business con il petrolio, il disastro
nel golfo del Messico non ha insegnato niente ? Queste storie devono finire. Invece di fermare le trivellazioni dopo quello che è successo, si cerca di distruggere tutto per uno sporco e schifoso business, soltanto per uno sporco e schifoso business.
http://www.agoravox.it/I-petrolieri-texani-vogliono.html
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AleAnna completes 3D seismic in Italy's Po Valley September 27, 2011 - BRS Resources Ltd. (TSX: BRS) reported that AleAnna Resources LLC, an Italian oil and gas exploration company in which BRS owns a membership interest, has completed a 30,000 acre (136 sq km) 3-D seismic acquisition survey on the Ponte Del Diavolo exploration permit area in Italy. The 64,000 acre (258 sq km) Ponte Del Diavolo permit area is located in southeastern Po Valley, and is on trend with a number of large natural gas fields. Ponte Del Diavolo is the second large 3-D seismic survey AleAnna has completed onshore Italy. Reservoir Geophysical Corp. in Houston, TX has been awarded the reprocessing work for the 3-D seismic survey and processing of the data has begun. In addition, AleAnna has filed a work commencement application with the Italian Ministry of Economic Development for its third 3-D seismic survey, this one on the Ponte Dei Grille exploration permit area, also in southeastern Po Valley. AleAnna has also received a letter from the Italian Ministry of Economic Development confirming it has all of the necessary government approvals and that upon receipt of the required drilling bonds and guarantees, AleAnna will proceed with the drilling the Gallare 6d well. AleAnna is negotiating the final agreements with the landowner so civil work on the well site can commence. Spud date for drilling the well will be largely dependent on drilling rig availability, but is expected to occur in the fourth quarter of 2011. The Gallare 6d well is located in the Corte dei Signori permit area in the eastern half of the Po Valley, a prolific natural gas producing region in northern Italy. AleAnna shot 3d seismic on this permit area in 2009 and has identified numerous drilling prospects. "We're excited at being so close to
drilling our first well in Italy's Po Valley. Although it has taken
longer than originally anticipated, we believe the Italian approval
process is improving. The Italian government, as part of its current
austerity package, recognizes the need to develop the country's oil and
gas assets. At the same time, the government acknowledges the need to
reduce the time associated with the oil and gas permitting process,"
stated Steve Moore, president of BRS. "While preparing to drill this
well, AleAnna's team is working on a drilling plan for AleAnna's second
well, which will target an untested deeper formation where 3-D seismic
data supports the possibility of a gas-rich reservoir. AleAnna has
identified numerous drilling prospects and will continue to participate
in 3-D seismic acquisitions and accelerate its drilling program with the
goal of drilling at least two wells every year."
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Da "PROFUMO DI MARE" del 28/09/11
Calypso: progetto sul monitoraggio ambientale marino e costiero del Canale di Sicilia.
È prevista nell’area portuale di Pozzallo l’installazione
dell’antenna Hf-Radar nell’ambito del progetto “Calypso” finanziato
dall’Unione europea ed inerente al “Progetto ordinario Italia-Malta – La
politica di coesione 2007-2013”. L’antenna HF-Radar completerà il
sistema stabile ed operativo previsto dal progetto “Calypso” che
comprende altre due installazioni collocate nella parte nord dell’Isola
dei Cavalieri e dell’Isola di Gozo (Ghaudex) a Malta consentendo il
monitoraggio delle correnti marine superficiali nel Canale di Sicilia
con lo scopo di fornire dati continui utili ad ottimizzare gli
interventi in caso di eventi di sversamenti di idrocarburi accidentali e
deliberati. [segue...]
(leggi l'articolo completo
su questa stessa pagina web, ndr.)
Come funzionano in Italia ed in California:
Perché è utile:
Una vasta gamma di utenti, compresi gli enti locali, statali, agenzie,
gestori di risorse, l'industria, i politici, educatori, scienziati e la
gente comune può utilizzare questi radar, installando appositi
programmi. Si può, tra l'altro, anche: La conoscenza in tempo reale dell’andamento delle correnti marine può
essere di aiuto alla Guardia Costiera, alla Protezione Civile, agli enti
coinvolti in operazioni di ricerca, soccorso e salvataggio in mare, agli enti preposti alla prevenzione di incidenti ambientali o di altre
sostanze inquinanti anche ad opera di fiumi. Il sistema infatti consente
di prevedere le traiettorie che dette sostanze seguirebbero una volta
rilasciate in mare e quindi di disporre per tempo e nel modo più
efficace le opportune barriere ed i mezzi di supporto. (foto a
destra: Stretto di Messina, caratteristica della corrente che delimita
il mar Jonio dal mar Tirreno)
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Trasporti: Lombardo, non rinunciamo
(ASCA) - Palermo, 27 set - Il presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo ha incontrato, stamattina a Roma, il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli per definire la posizione ufficiale del governo italiano sulla rimodulazione della rete trans europea dei trasporti, Ten-T, scongiurando il paventato accantonamento del corridoio Berlino-Palermo in favore di quello Helsinki-Malta. Alla riunione, oltre al presidente Lombardo, hanno partecipato, tra gli altri, il presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti. Il governo, tramite il ministro Matteoli, ha garantito che sosterrà le richieste della Sicilia e della Calabria, e ribadirà, quindi, in sede europea che l'Italia punta al Corridoio 1 Berlino-Palermo. Altro significativo risultato raggiunto durante la riunione di oggi è stata la garanzia, data dal governo, della partecipazione di uno dei due presidenti alla riunione del prossimo 30 settembre. A fine mese, infatti, si chiuderanno le consultazioni bilaterali tra la Commissione europea e il governo italiano, mentre per il 19 Ottobre è prevista l'ufficializzazione del programma.
Lombardo e Scopelliti, oggi, hanno inviato una lettera al
commissario europeo dei trasporti, Siim Kallas e al presidente della
Commissione europea Barroso per ribadire le posizioni del Governo e
delle due Regioni sul Corridoio 1.
http://www.asca.it/news-TRASPORTI__LOMBARDO__NON_RINUNCIAMO_AL_CORRIDOIO_BERLINO-PALERMO-1052890-ORA-.html
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Libia: le vere ragioni della guerra
di F. William Engdahl (*) La decisione presa negli ultimi mesi
dalla NATO di bombardare la Libia, sotto la direzione di Washington,
allo scopo di ottenerne la sottomissione – con un costo per i
contribuenti americani pari circa ad 1 miliardo di dollari – ha poco o
nulla a che vedere con ciò che l’amministrazione Obama definisce una
missione “per proteggere i civili innocenti”. Oggi la Cina è il secondo maggior importatore mondiale di petrolio dopo gli Stati Uniti e la distanza tra i due si sta rapidamente colmando. Se diamo un’attenta occhiata ad una cartina dell’Africa e poi osserviamo l’organizzazione in Africa del nuovo African Command (AFRICOM) del Pentagono, il quadro che ne emerge è quello di una strategia accuratamente predisposta per controllare una delle più importanti fonti strategiche della Cina per l’approvvigionamento di petrolio e materie prime. La campagna militare della NATO in Libia è stata ed è ancora condotta per il petrolio. Ma non semplicemente per appropriarsi del greggio libico di alta qualità o perché gli USA siano ansiosi di procacciarsi fornitori esteri affidabili. Essa serve invece a controllare l’accesso della Cina alle importazioni petrolifere di lungo termine dall’Africa e dal Medio Oriente. In parole povere, serve a controllare la Cina stessa. Geograficamente, la Libia è collegata a nord, attraverso il Mediterraneo, direttamente all’Italia, sede della compagnia petrolifera italiana ENI, che è stata per anni il maggiore operatore estero in Libia. A ovest confina con la Tunisia e con l’Algeria. A sud confina col Ciad. A est confina sia col Sudan (oggi diviso in Sudan e Sudan Meridionale) che con l’Egitto. Ciò dovrebbe dirci qualcosa sull’importanza che la Libia riveste per la strategia di lungo termine dell’AFRICOM statunitense, in vista di un controllo sull’Africa, sulle sue risorse e sui paesi in grado di accedere a tali risorse. La Libia di Gheddafi aveva mantenuto uno stretto controllo nazionale dello Stato sulle ricche riserve di greggio libico “leggero”. Secondo i dati del 2006, la Libia possedeva le più ampie riserve petrolifere accertate di tutta l’Africa, superiori di circa il 35% a quelle della stessa Nigeria. In anni recenti, concessioni petrolifere erano state accordate a compagnie cinesi, russe e di altri paesi. Non c’è dunque da sorprendersi che un portavoce della cosiddetta opposizione che proclama la propria vittoria su Gheddafi, Abdeljalil Mayouf, il quale è addetto alle pubbliche relazioni dell’azienda petrolifera dei ribelli (la AGOCO), abbia dichiarato alla Reuters: “Non abbiamo problemi con le compagnie petrolifere di paesi occidentali quali Italia, Francia e Regno Unito. Ma potremmo avere delle riserve politiche verso Russia, Cina e Brasile”. Russia, Cina e Brasile sono paesi che si sono opposti alle sanzioni ONU contro la Libia oppure hanno fatto pressione per ottenere una soluzione negoziale del conflitto interno e per porre fine ai bombardamenti della NATO. Come ho già spiegato nel dettaglio altrove (1), Gheddafi, vecchio adepto del socialismo arabo sulla linea tracciata da Gamal Nasser, aveva utilizzato i proventi petroliferi per migliorare le condizioni del suo popolo. Le cure sanitarie erano gratuite, come anche l’istruzione. Ogni famiglia libica aveva diritto ad un bonus di 50.000$ da parte dello Stato per l’acquisto di una casa e i prestiti bancari venivano concessi in base alle leggi islamiche anti-usura, senza interessi. Lo Stato era privo di debiti. Solo grazie alla corruzione e all’infiltrazione massiccia nelle zone dell’opposizione tribale presente nella parte orientale del paese, la CIA, l’MI6 e altri operativi dell’intelligence NATO sono riusciti – al costo di circa 1 miliardo di dollari e di violenti bombardamenti NATO contro i civili – a destabilizzare i forti legami che esistevano tra Gheddafi e la sua gente. Perché dunque la NATO ed il Pentagono hanno condotto un assalto così folle e devastante contro una pacifica nazione sovrana? E’ chiaro che uno dei principali motivi era quello di completare l’accerchiamento delle fonti di petrolio e materie prime che la Cina importava dal Nord Africa. L’allarme del Pentagono sulla Cina Passo dopo passo, negli ultimi anni Washington ha iniziato a diffondere la percezione che la Cina, la quale fino a un decennio fa era “il caro amico ed alleato dell’America”, stesse diventando la maggiore minaccia alla pace mondiale a causa della sua immensa espansione economica. Dipingere la Cina come il nuovo “nemico” è stato complicato, visto che Washington dipende dalla Cina per l’acquisto della maggior parte del debito governativo americano, sotto forma di buoni del Tesoro. Ad agosto il Pentagono ha pubblicato il suo rapporto annuale al Congresso sulla situazione militare della Cina (2). Quest’anno tale rapporto ha fatto suonare in Cina molti campanelli d’allarme, a causa del nuovo e sgradevole tono con cui è stato redatto. Il rapporto affermava tra l’altro: “Nell’ultimo decennio, l’esercito cinese ha potuto beneficiare di robusti investimenti in hardware e moderne tecnologie. Molti sistemi moderni hanno raggiunto la piena maturità e altri diverranno operativi fra pochi anni”, scriveva il Pentagono nel rapporto. Aggiungendo: “Rimangono incertezze riguardo al modo in cui la Cina deciderà di utilizzare queste crescenti capacità... l’ascesa della Cina al ruolo di attore internazionale di primo piano sarà probabilmente il principale tratto distintivo del panorama strategico dei primi anni del 21° secolo”. (3) Nel giro di due o forse di cinque anni, a seconda di come il resto del mondo reagirà o giocherà le sue carte, la Repubblica Popolare Cinese verrà dipinta dai media di regime dell’Occidente come una nuova “Germania hitleriana”. Se questa sembra oggi una cosa difficile da credere, si pensi a come ciò è stato fatto con altri ex alleati di Washington quali l’Egitto di Mubarak o lo stesso Saddam Hussein. A giugno di quest’anno, l’ex ministro della marina militare americana, oggi senatore della Virginia, James Webb, ha stupito molte persone a Pechino, dichiarando alla stampa che la Cina si sta rapidamente avvicinando a quello che egli ha definito “momento-Monaco”, in cui Washington dovrà decidere come mantenere un equilibrio strategico. Il riferimento era alla crisi cecoslovacca del 1938, quando Chamberlain optò per un accordo con Hitler sulla Cecoslovacchia. Webb ha aggiunto: “Se si guarda agli ultimi 10 anni, il vincitore, sul piano strategico, è stata la Cina”. (4) La stessa efficiente macchina di propaganda del Pentagono, guidata dalla CNN, dalla BBC, dal New York Times e dal Guardian londinese, riceverà da Washington l’ordine discreto di “dipingere a fosche tinte la Cina e i suoi leader”. La Cina sta diventando troppo forte e troppo indipendente per i gusti di molte persone a Washington e a Wall Street. Per tenerla sotto controllo, è soprattutto la sua dipendenza dalle importazioni petrolifere che è stata identificata come suo tallone d’Achille. La Libia è una mossa studiata per colpire direttamente questo tallone vulnerabile. La Cina si
sposta in Africa La Cina si è spostata in paesi che
erano stati virtualmente abbandonati da ex potenze coloniali europee,
quali Francia, Inghilterra e Portogallo. Il Ciad è un caso emblematico.
Il più povero e il più geograficamente isolato dei paesi africani, il
Ciad è stato corteggiato da Pechino, che nel 2006 ha riallacciato i
rapporti diplomatici. Secondo le prospezioni geologiche, il sottosuolo che va dal Darfur (in quello che era un tempo il Sudan meridionale) fino al Camerun, passando per il Ciad, è un unico, immenso giacimento petrolifero, equiparabile forse per estensione alla stessa Arabia Saudita. Controllare il Sudan meridionale, così come anche il Ciad e il Camerun, è vitale per la strategia del Pentagono di “impedimento strategico” ai futuri approvvigionamenti petroliferi cinesi. Finché a Tripoli fosse rimasto in carica un regime di Gheddafi stabile e forte, questo controllo sarebbe stato assai problematico. La simultanea separazione della Repubblica del Sudan Meridionale da Khartoum e il rovesciamento di Gheddafi a favore di deboli bande ribelli sostenute dal Pentagono, era una priorità strategica per il Dominio ad Ampio Raggio progettato dagli USA. L’AFRICOM risponde
Alla fine del 2007, il Dr. J. Peter
Pham, consigliere a Washington per il Dipartimento di Stato e della
Difesa, ha affermato in modo esplicito che tra le mire dell’AFRICOM vi è
quella di “proteggere l’accesso agli idrocarburi e ad altre risorse
strategiche che l’Africa possiede in abbondanza... un compito che
contempla il tutelarsi contro la vulnerabilità di queste ricchezze
naturali e l’assicurarsi che nessuna terza parte interessata, come Cina,
India, Giappone o Russia, ottenga il monopolio di esse o un trattamento
preferenziale”. (6) “Questa ricchezza naturale rende l’Africa un obiettivo invitante per le mire della Repubblica Popolare Cinese, la cui economia in crescita... ha una sete di petrolio pressoché insaziabile, così come la necessità di altre risorse naturali per potersi sostenere... La Cina importa attualmente circa 2.6 milioni di barili di greggio al giorno, approssimativamente la metà di ciò che consuma; più di 765.000 di questi barili – quasi un terzo delle sue importazioni – provengono da fonti africane, in particolare dal Sudan, dall’Angola e dal Congo (Brazzaville). C’è dunque da stupirsi del fatto che... forse nessun’altra regione al mondo sia comparabile all’Africa quale oggetto dei sostenuti interessi strategici di Pechino negli ultimi anni... Intenzionalmente o no, molti analisti prevedono che l’Africa – soprattutto gli stati ricchi di petrolio della sua costa occidentale – diverranno sempre più il teatro di una competizione strategica tra gli Stati Uniti e il suo unico vero e quasi equivalente avversario sulla scena internazionale, la Cina, allorché entrambi i paesi cercheranno di espandere la propria influenza per garantirsi l’accesso a queste risorse”. (7) E’ utile ricordare brevemente la sequenza delle “Twitter revolutions” finanziate da Washington, nel corso della cosiddetta “primavera araba”. La prima è stata in Tunisia, un paese apparentemente insignificante sulla costa mediterranea del Nord Africa. La Tunisia si trova però sul confine occidentale della Libia. La seconda tessera del domino a cadere nell’operazione è stato l’Egitto di Mubarak. Ciò ha creato una grave instabilità dal Medio Oriente al Nord Africa, visto che Mubarak, con tutti i suoi limiti, si era però fermamente opposto alla politica di Washington in Medio Oriente. Anche Israele, con la caduta di Mubarak, ha perduto un sicuro alleato. Poi, nel luglio 2011, il Sudan del sud si è proclamato Repubblica Indipendente del Sudan Meridionale, separandosi dal Sudan dopo anni di rivolte contro il governo di Khartoum, finanziate dagli USA. La nuova Repubblica si è portata via il grosso delle ricchezze petrolifere conosciute del paese, cosa che non ha certo fatto piacere a Pechino. L’ambasciatrice statunitense all’ONU, Susan Rice, ha guidato la delegazione americana ai festeggiamenti per l’indipendenza, definendola “un testamento a favore del popolo sudanese meridionale”. Ha aggiunto che, nel determinare la secessione, “gli Stati Uniti si sono impegnati più di chiunque altro”. Il presidente Obama ha apertamente sostenuto la secessione del sud del paese. La separazione è stato un progetto guidato e finanziato da Washington fin da quando, nel 2004, l’amministrazione Bush decise di farne una priorità. (8) Ora il Sudan ha improvvisamente perso la sua principale fonte di guadagno, quella dei profitti petroliferi. La secessione del sud, dove vengono estratti i tre quarti dei 490.000 barili che costituiscono la produzione giornaliera del paese, ha aggravato le difficoltà economiche di Khartoum, eliminando il 37% dei suoi introiti complessivi. Le uniche raffinerie del Sudan e l’unico itinerario per l’esportazione si trovano nel nord, dai giacimenti petroliferi fino a Port Sudan sul Mar Rosso, nel Sudan settentrionale. Il Sudan Meridionale è stato ora incoraggiato da Washington a costruire un nuovo oleodotto per l’esportazione, indipendente da Khartoum, attraverso il Kenya. Il Kenya è una delle zone dell’Africa in cui è più forte l’influenza militare americana. (9) L’obiettivo del cambiamento di regime orchestrato dagli USA in Libia, così come quello dell’intero progetto per un Grande Medio Oriente che si cela dietro la Primavera Araba, è quello di assicurarsi il controllo assoluto sui maggiori giacimenti petroliferi conosciuti al mondo, allo scopo di controllare le future politiche di altri paesi, in particolare quella della Cina. Si dice che negli anni ’70, l’allora Segretario di Stato Henry Kissinger, che all’epoca era probabilmente più potente dello stesso Presidente degli Stati Uniti, abbia affermato: “Se si controlla il petrolio, si controllano intere nazioni o gruppi di nazioni”. Per la sua futura sicurezza energetica nazionale, la Cina dovrà trovare riserve energetiche sicure in casa propria. Fortunatamente esistono nuovi e rivoluzionari metodi per rilevare e mappare la presenza di petrolio e di gas laddove anche i migliori tra gli attuali geologi direbbero che non è possibile trovare giacimenti. E’ forse questo l’unico modo per uscire dalla trappola in cui la Cina è stata attirata. Nel mio nuovo libro, The Energy Wars, descrivo nel dettaglio questi nuovi metodi per tutti coloro che vi sono interessati. Note
Commento del sottoscritto su FB a margine dell'articolo
Affondiamo la Spectrum da Rimini a Lecce di Maria Rita D'Orsogna Thursday, September 22. 2011. Qualche tempo fa mandai questo comunicato stampa sull'imminente arrivo della Spectrum, ditta inglese, nel nostro Adriatico: : "Vogliono venire a "ispezionarci" alla ricerca di petrolio da Rimini a Lecce, lungo tutta la nostra penisola".
Ormai sono diversi mesi che mandiamo osservazioni su vari testi di petrolieri, e la metodologia è abbastanza collaudata. Questo si vede anche dalle pagine ministeriali dove finalmente compaiono indicazioni funzionali su come fare e a chi scrivere, che prima non c'erano. Per chi volesse scrivere osservazioni da sé, i testi della Spectrum si possono scaricare da qui. Basta solo che ora facciamo sentire la nostra voce forte, compatta e numerosa. Il Ministero è obbligato a tenere conto di queste osservazioni, secondo vari trattati internazionali. Anche per l'ultima concessione, la d505 delle isole Tremiti da parte della Petroceltic, scrivemmo le osservazioni a suo tempo. Allora, come adesso, le ditte trivellanti vogliono eseguire sondaggi marini e trivellare pozzi preliminari. Il Ministero concesse "solo" i sondaggi marini, invece che anche l'autorizzazione alla trivellazione preliminare, in parte anche grazie ai nostri testi. Il fatto che avessimo mandato osservazioni e' stato poi usato nei ricorsi al TAR mandati da vari comuni di Puglia, Abruzzo e Molise. Nella mia opinione, mandare osservazioni è uno dei pochi modi ufficiali che abbiamo di fare sentire la nostra voce, ed è più importante avere tanti testi di contrarietà da tante persone, che uno solo, per quanto iper-tecnico e perfetto. E' un diritto che è sancito dalla comunità europea tramite il trattato di Aarhus, recepito anche dall'Italia. In questi mesi abbiamo combattuto un po' tutti - in Abruzzo, in Puglia, in Sicilia, in Basilicata. Il petrolio è un problema di tutti. Il ministero non mette limiti di residenza, per cui tutti possono fare sentire la propria voce. Ecco. In questi giorni preparerò il mio testo, ma intanto tutti possono iniziare a inviare le proprie osservazioni seguendo questa possibile traccia.
Grazie a Guido Pietroluongo e a Ilaria Giangrande.
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Da "LECCE NEWS "24 IT" - 27/09/11 No alle trivellazioni petrolifere nel Salento Lecce, 25/09/11. Riceviamo un’accorata lettera della professoressa Maria Rita D’Orsogna, docente universitaria di matematica applicata a Los Angeles, impegnata in una battaglia ambientale che vede la raccolta di “osservazioni” contro la costruzione dei pozzi petroliferi nel basso Adriatico. Anche il Salento – a suo dire – sarebbe una zona papabile per le trivellazioni.
«Sono io che mi sono accorta dei permessi trivellatori – scrive la docente – sia per le Tremiti che per il Salento ed ho cercato di allertare la stampa locale; in Abruzzo, la mia regione d'origine, per alcuni pozzi siamo stati vittoriosi, tant’é che fino ad adesso nessun pozzo è stato costruito; uno strumento importante sono le cosiddette "ossservazioni", lettere di contrarietà da inviare al Ministero dell'ambiente di cui si deve tenere conto in sede decisionale secondo le leggi europee. In teoria le lettere dovrebbero essere vincolanti, in quanto espressione della volontà popolare». In Abruzzo – prosegue la D’Orsogna – sono state le centinaia di lettere mandate alla Prestigiacomo che ci hanno permesso di sconfiggere alcuni di questi pozzi - dalla chiesa alle associazioni di archeologia, e sarebbe utile se anche in Puglia ci fosse una risposta simile. E' veramente importante, perchè gli avvocati possono poi usarle nei ricorsi al TAR». Maggiori informazioni sulla questione, per chi volesse approfondire,
sono visibili sul seguente indirizzo:
http://dorsogna.blogspot.com/2011/07/affondiamo-la-northern--petroleum.html
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Dalla mia "BACHECA su FB" del 26/09/11 Moving Planet a Catania in cronaca su "La Sicilia" di Guido Picchetti
Pubblicato sul quotidiano La Sicilia di ieri (in cronaca
di Catania) il servizio «No
alle trivellazioni nel Canale di Sicilia - Sì all’Area marina protetta
di Pantelleria» relativo all'evento Movin Planet organizzato
presso l'AMP Isole dei Ciclopi dalla Federazione Nazionale Pro Natura.
Da "PANTELLERIA INTERNET COM - News n° 8219" del 25/09/11
Lanciato l'appello per fermare la corsa
Dalla California con amore... di Guido Picchetti Dalla California l'intervento video della Prof. Maria Rita D'Orsogna per “A day of natural blue sea” di Catania, l’odierna giornata internazionale di mobilitazione per "Moving Planet", programmata a Catania dalla Federazione Nazionale Natura presso l'AMP dei Ciclopi per sostenere la tutela e la protezione dello Stretto di Sicilia e del Banco di Pantelleria. http://www.youtube.com/watch?v=o-xvfXbnJP8 http://www.pantelleria.com/news/lista_news.asp?NEWS_ID=7347 (solo su abbonamento)
Da "PROFUMO DI MARE" del 25/09/11 Un post sul Moving Planet Day su "Profumo di Mare" di Filippo Foti Maria Rita D'Orsogna, dopo "Dall'America con amore..." questa volta, grazie a Guido Picchetti, rilancia: "Dalla California con amore..."
Una donna che è e sta diventando sempre di più un paladino di tante battaglie che, senza "peli" sulla lingua", mette alla gogna personaggi più o meno noti, tutti tra loro connessi e/o collusi. Un amore viscerale per la sua terra d'origine, l'Abruzzo e per tutti i mari italiani e del pianeta blu. Ascoltate questo accorato appello messo su You Tube dal nostro Guido Picchetti al quale vanno i nostri complimenti per l'interessante "scoop" giornalistico. L'intervento video dalla Califormia di Maria Rita D'Orsogna per il suo "No all'Italia petrolizzata", in occasione della presentazione di "A day of natural blue sea", la giornata internazionale di mobilitazione per "Moving Planet", andata "in onda" il 24 Settembre 2011 in tutto il mondo ed a Catania dalla Federazione Nazionale Pro Natura, per supportare la protezione e la conservazione dello Stretto di Sicilia e del Banco di Pantelleria. Dopo questo video lasciamo "parlare" le immagini da diversi luoghi del mondo dove si sono svolte delle manifestazioni a favore del "Moving Planet":
http://profumodimare.forumfree.it/?t=58010917#lastpost
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Dalla mia "Bacheca su FB" del 25/09/11
Le osservazioni alla richiesta dell'ADX di Maria Rita D'Orsogna
Il documento con le osservazioni di Maria Rita D'Orsogna
contrarie alla richiesta dell'ADX di permesso di ricerche petrolifere
con l'Airgun a nord di Pantelleria, appena inviato al Comune di
Pantelleria affinchè cortesemente lo trasmetta per Pec al Mini Ambiente.
Sono 100 pagine di testo e immagini (17 Mega in formato Acrobat) che
meritano una attenta lettura da parte di chiunque abbia a cuore la
salvezza del Mediterraneo... Grazie Maria Rita... http://www.csun.edu/~dorsogna/nodrill/Audax_D364.CR.AX/OSSERVAZIONI_d364_D%27Orsogna.pdf
Calypso: progetto sul monitoraggio Pozzallo, 24 settembre – È prevista nell’area portuale di Pozzallo l’installazione dell’antenna Hf-Radar nell’ambito del progetto “Calypso” finanziato dall’Unione europea ed inerente al “Progetto ordinario Italia-Malta – La politica di coesione 2007-2013”. L’antenna HF-Radar completerà il sistema stabile ed operativo previsto dal progetto “Calypso” che comprende altre due installazioni collocate nella parte nord dell’Isola dei Cavalieri e dell’Isola di Gozo (Ghaudex) a Malta consentendo il monitoraggio delle correnti marine superficiali nel Canale di Sicilia con lo scopo di fornire dati continui utili ad ottimizzare gli interventi in caso di eventi di sversamenti di idrocarburi accidentali e deliberati.
Nell’incontro è stato evidenziato alle autorità della Guardia costiera e del Nucleo manovra della Guardia di finanza di Pozzallo che tali sistemi sono denominati “radar” a causa del principio di funzionamento che prevede l’utilizzo di una tecnologia di tipo attivo (il sistema emette un segnale e ne registra l’eco ricevuto) senza nuocere alla salute pubblica in quanto operanti nel campo delle radiofrequenze comunemente utilizzate per la trasmissione TV o radio. Le potenze utilizzate dalla stazione di rilevamento, in particolare, non supereranno gli 80 watt di picco ed i 40 watt di media durante il suo ciclo di funzionamento. Tale caratteristica permette una emissione di campo elettromagnetico ben al di sotto dei livelli massimi consentiti dalla legge quadro sulla Protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici (Legge 22 febbraio 2001, n. 36). Il rispetto di tali limiti è stato peraltro già dimostrato su un’installazione analoga a Venezia dagli studi dell’Istituto Superiore della Sanità. La frequenza operativa del sistema d’antenna sarà di 13 MHz. Impianti identici a quello che dovrebbe essere installato nell’area portuale di Pozzallo sono già presenti lungo la East-coast e West-coast americana, a Trieste (sul tetto di un edificio pubblico) ed anche a Napoli. L’installazione, che necessita delle autorizzazioni dell’assessorato regionale Territorio ed Ambiente (oltreché quelle previste dal Codice delle Comunicazioni), è prevista per i primi mesi del 2012, mentre l’attivazione nell’estate dello stesso anno. Il sistema sarà gestito dalla sezione di Ragusa dell’Arpa, mentre i dati saranno elaborati dalle Università di Palermo, Catania e Malta e poi forniti, nell’ambito dei protocolli d’intesa che saranno sottoscritti successivamente, anche alla Guardia di Finanza e alla Guardia costiera. Il sistema consentirà costituirà uno strumento utile di supporto alla navigazione, fornirà dati in tempo reale sulle correnti superficiali consentendo una migliore previsione sulle correnti nel tempo, garantendo, inoltre, il monitoraggio di correnti in aree critiche a supporto della sorveglianza, della ricerca, del recupero di natanti in avaria o di barconi di immigrati. Le misure saranno utili per la gestione delle situazioni di crisi dovute a sversamente di idrocarburi (Oil Spills) nel Canale Sicilia-Malta. Il progetto Calypso rappresenterà anche uno strumento utile per la costruzione di nuove capacità di controllo sui mari e sulle sue risorse costiere e l’acquisizione in continuo di dati spazialmente distribuiti e di interesse multi-disciplinare che, insieme con quelli a lungo termine sugli oceani e sulle aree costiere, porterà ad un netto miglioramento della conoscenza del canale Sicilia-Malta.
http://www.ondaiblea.it/2011092440423/Speciali/Evidenza/calypso-progetto-sul-monitoraggio-ambientale-marino-e-costiero-del-canale-di-sicilia.html
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Un Mare di Parchi: stop alle trivellazioni nel Canale di Sicilia di Alfio Russo
Carmelo Nicoloso (coordinatore sud Italia Comitato Parchi, responsabile progetto Mediterraneo Pro Natura e segretario rapporti istituzionali Pro Natura Mare Nostrum) ha evidenziato che “per mitigare i cambiamenti climatici occorre raggiungere il valore di 350 particelle per milione di CO2 nell’atmosfera, mentre ad oggi il valore raggiunge picchi ben 390 ppm”. E ha aggiunto Nicoloso: “In questi anni il movimento Moving Planet si è attivato per cercare di sensibilizzare la popolazione mondiale alla luce dei rischi evidenziati da scienziati ed esperti in campo climatico nel superare quel limite”. Ai lavori hanno preso parte anche Maria Rita D’Orsogna, ricercatrice americana di origini abruzzesi con un video denominato “No all’Italia petrolizzata” per sostenere la conservazione del territorio e delle coste nel nostro paese, oltre a Franco Tassi per il Centro Parchi Internazionale e Guido Picchetti da Pantelleria, ed al direttore dell’Amp Isole Ciclopi, Emanuele Mollica. Sono intervenuti anche l’Azienda foreste demaniali con il dirigente Mario Bonanno, l’assessore provinciale Salvo Licciardello ed il vicepresidente Carmelo Giuffrida della Provincia di Catania, il docente Pino Giaccone, il Cisom di Catania con Manlio Leonardi, Marco Molino e Tommaso di Nuestro Horizonte Verde, Marco Palmigiano del Csve Catania, Francesco Geremia per Ecoone, Greenpeace Catania, Salvatore Braschi di Fareambiente.
http://www.lavika.it/2011/09/un-mare-di-parchi-stop-alle-trivellazioni-nel-canale-di-sicilia/
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Dalla mia "BACHECA su FB" del 25/09/11
Moving Planet a Catania di Franco Tassi
Il Mediterraneo è il mare più straordinario e vissuto del mondo, quello dove nacque Venere e fiorì tutta la nostra civiltà. Fondamentale per la nostra vita, è amato da tutti ma non viene difeso abbastanza. Le minacce al suo equilibrio si moltiplicano, e non si tratta più soltanto di piccoli danni locali. Si è scatenato il massiccio assalto delle trivellazioni petrolifere, mentre aumenta l’impatto della pesca di rapina, avanza il cambiamento climatico e non cessa il versamento di veleni e rifiuti. E gli effetti di tutto questo si fanno sempre più vistosi e preoccupanti. Ma è proprio nel punto più delicato, la linea di confine tra terre e acque – quel magico e ambitissimo “ecotono” detto costa, litorale o anche foce, estuario, laguna, palude – che si scatenano le follie più tremende. Valanghe di lottizzazioni e porti turistici, cementificazioni e navigazione distruttiva, non solo enormi navi da crociera e petroliere ma anche megayacht extralusso, cui si aggiungono barconi e carrette del mare dei disperati. Questo mare generoso continua a donare a tutti risorse viventi, ricevendo in cambio ogni tipo di liquami. A fronteggiare questa emergenza sono scarse le forze in campo: abbondano invece le politiche magniloquenti, le avide tecnocrazie e gli utenti distratti, e corrono fiumi di danaro da riciclare mentre si sgretolano le regole di tutela, e agonizza il concetto stesso del bene collettivo. Nel secolo scorso abbiamo assistito a fenomeni analoghi sulla terraferma, abbiamo cercato di contrastarli e in parte, stimolando la creazione dei Parchi Verdi sul 10% del Bel Paese, vi eravamo riusciti. Possibile che ora non si possa far nulla per difendere il mare? Un rimedio efficace esiste, e lo abbiamo a portata di mano. Dobbiamo metterci tutti insieme: pescatori, residenti, visitatori, operatori turistici, guardia costiera, naviganti, nuotatori, subacquei, fotografi, giornalisti, naturalisti, biologi marini, ambientalisti, amici sinceri e appassionati del mare di ogni estrazione e provenienza. E dobbiamo farlo creando davvero l’unico presidio efficace in grado di attrarre e resistere, sostenersi e consolidarsi, il Parco Blu. E’ da un quarto di secolo che il Comitato Parchi sostiene un’idea molto semplice: solo creando un sistema adeguato di Aree protette in grado di salvare la vita del mare, disciplinare l’uso delle sue risorse, contrastare gli abusi, promuovere l’ecoturismo, offrire lavoro ai giovani e far conoscere usi, tradizioni e culture locali, si potrà creare non solo una diga contro lo sfacelo, ma anche una forza attiva capace di restituire al mare, al litorale, alle isole il loro autentico valore. Qualcuno obietterà che nel nostro Paese molte Riserve Marine esistono già, ma non hanno sempre raggiunto questo risultato: e ha ragione. Tuttavia non stiamo parlando della stessa cosa, perchè quelle Riserve erano solo una premessa, uno studio, un primo passo di tutela: e sono rimaste spesso solo qualcosa di astratto, cartografico, lontano, accademico. I Parchi Blu, invece, possono e debbono diventare il motore attivo di rilancio di ogni strategia manageriale, iniziativa culturale, promozione socioeconomica e convivenza pacifica, conciliando attraverso la “zonazione” gli interessi in gioco e assicurando una equa condivisione dei benefici di questo grande patrimonio. In tutto il mondo, dalla Grande Barriera Corallina Australiana ai mari di Paesi non certo ricchi nei Caraibi, nel Mar Rosso e nell’Oceano Indiano, tutto questo è da anni concreta realtà. Perché non da noi?
http://www.facebook.com/guido.picchetti?sk=wall
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Dalla mia "Bacheca su FB" del 24/09/11 Dalla California con amore...
Un messaggio per lo Stretto di Sicilia di Guido Picchetti Dalla California l'intervento video della Prof. Maria Rita D'Orsogna per “A day of natural blue sea” di Catania, la giornata internazionale di mobilitazione per "Moving Planet", programmata a Catania dalla Federazione Nazionale Natura presso l'AMP dei Ciclopi per sostenere la tutela e la protezione dello Stretto di Sicilia e del Banco di Pantelleria.
Da "DORSOGNA BLOGSPOT" del 24/09/11
No all'Italia petrolizzata
Moving planet - 350.org di Maria Rita D'Orsogna
Ci sono eventi in tutto il mondo, dall'Afghanistan allo Zimbabwe, e un gruppo di persone proietterà da un maxi schermo a New York con tutte le foto e i filmati youtube che gli arriveranno durante la manifestazione. Il tutto verrà poi mandato alla stampa e sui social media, per far vedere che siamo tanti e tutti per un ambiente più sano. Basta solo mandare le foto a photos@moving-planet.org e poi ci pensano loro! Per l'Italia, il Moving Planet a Catania e a Teramo e' dedicato alle trivelle nostrane, per dire no a tutte queste ditte microscopiche che vogliono venire a trivellare la nostra nazione. Un grande grazie a Carmelo Nicoloso e Guido Picchetti che hanno organizzato l'evento a Catania e in favore di Pantelleria sotto assedio dalla Audax. Un altro grazie enorme per Moving Planet e per tutto il resto a Guido Pietroluongo, my hero, che invece organizza a Teramo, insieme a una raccolta firme contro le trivelle italiane. Ciao!
http://dorsogna.blogspot.com/2011/09/moving-planet-italia.html
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Da "NUOVO QUOTIDIANO DI PUGLIA" - 24/09/11
Trivellazioni petrolifere in Puglia di Massimiliano Iaia
L’assessore regionale all’Ambiente, Lorenzo Nicastro, spiega: «Ancora una volta - sottolinea Nicastro - ci troviamo di fronte ad una frammentazione dello studio di impatto ambientale su molteplici interventi proposti in un’area vasta. Il comitato regionale di Via ha giustamente proceduto ad un esame unitario delle diverse istanze in considerazione della loro ubicazione e dei potenziali impatti sulle varie matrici ambientali e sulle attività economiche presenti nell’area». La normativa vigente prevede l’obbligo di una valutazione complessiva dell’area, «e la proposta della Northern - spiega Nicastro - appare più finalizzata a sminuire i potenziali impatti che ad attenersi a valutazioni rigorose su quelli che potrebbero essere gli scenari potenziali di impatto». Nicastro non risparmia giudizi netti sui pericoli di quello che rischierebbe di diventare un business per molte società del settore: «Siamo ormai in presenza di una frenetica corsa all’oro - sentenzia l’assessore -, come del resto dimostrano le numerosissime richieste che si affollano in Regione. Ecco perché è necessario adoperarsi per valutazioni complessive e rigorose per concludere che lo sfruttamento del petrolio presente nel mare Adriatico potrebbe avere dei risvolti pesantemente negativi dal punto di vista ambientale, economico e sociale». Alla luce delle molteplici richieste pervenute, era stato d’altra parte lo stesso Nicastro a scrivere qualche giorno fa al Ministero dell’Ambiente per chiedere delucidazioni sulle autorizzazioni effettivamente concesse da Roma. Non prima, però, di aver ricordato che in diversi casi il Tar aveva dato ragione agli enti locali che si erano opposti agli investimenti delle società. Il tribunale aveva infatti accolto le riserve delle amministrazioni che contestavano la scelta delle società di dividere i progetti in più tronconi, richiedendo le Via per ciascuno di essi. Secondo l’assessore «dalle valutazioni tecniche effettuate si è rilevato, ancora una volta, che gli studi di impatto ambientale presentati dalla Northern Petroleum (società che ha presentato un progetto da Bari a Santa Maria di Leuca, ndr) non consentono la valutazione nè dei singoli interventi nè tantomeno del programma completo di ricerca. I singoli studi non chiariscono i dubbi, già manifestati in analoghe valutazioni, sui rischi e sugli impatti negativi che le indagini proposte potrebbero comportare sulle componenti ambientali e socioeconomiche. Non vengono affatto considerate le caratteristiche e le vocazioni dell’ambiente marino e della costa pugliese, nè si tiene conto delle politiche ambientali, produttive e di sviluppo (soprattutto turistico) che la Puglia, le istituzioni locali e la collettività intendono perseguire. Continueremo a sostenere la causa della tutela dei beni comuni, del nostro mare e delle nostre coste, del nostro paesaggio che sono beni universali e vera fonte di ricchezza per il nostro territorio». Nicastro conclude con un appello al Ministero dell’Ambiente affinchè «tenga in debita considerazione la posizione espressa dalla Regione Puglia e da tutti i soggetti portatori di interesse. La Puglia dice di no alle trivelle nel proprio mare perché sono contrarie alla propria idea di sviluppo».
http://www.quotidianodipuglia.it/articolo.php?id=164104
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Da "NUOVO QUOTIDIANO DI PUGLIA" - 24/09/11
Brindisi: partono le trivellazioni in mare di Pamela SPINELLI
E non saranno servite, dunque, a nulla le decine di mobilitazioni – politiche e popolari – le manifestazioni, le interrogazioni parlamentari, le rivolte e gli striscioni per urlare il no all’ennesimo scempio che si sta per consumare su un territorio, quello brindisino e quello pugliese più in generale, già fortemente compromesso. In realtà, la notizia non ha ancora i crismi dell’ufficialità. Sta di fatto, però, che Eni sta per avviare l’attività di estrazione petrolifera al largo di Brindisi. Nessuno ne sa nulla, ma la notizia è praticamente certa e lo scempio sta per compiersi, senza che nessuno faccia niente per impedirlo. Nel giro di poche settimane, infatti, Eni dovrebbe iniziare ad avviare l’attività di estrazione petrolifera nel mare brindisino. Il tutto, a seguito di un contratto di un miliardo di euro aggiudicatosi dalla Saipem Spa già nel novembre del 2009, per la fornitura e la gestione di un impianto di produzione galleggiante che ha per nome una sigla: Fpso (Floating production storage and offloading). E’ stata l’Eni ad assegnare alla Saipem il contratto, affidandole la conversione di una petroliera, già di sua proprietà, in un impianto galleggiante. Impianto dalla capacità di stoccaggio di 700mila barili ed una capacità produttiva di 12mila barili di olio al giorno.
Le attività di produzione – stando al contratto in essere
– saranno avviate nel quarto trimestre del 2011. E quindi, tra poche
settimane. L’impianto galleggiante in questione ha come mission
lo sfruttamento di un giacimento che si trova in un’area dell’Adriatico
a 25 miglia a nord est da Brindisi, nel cosiddetto Campo aquila che si
sviluppa attraverso due pozzi satellite sottomarini, collocati ad una
profondità di circa 850 metri. Il contratto avrà durata ventennale, i
primi 8 dei quali saranno Va detto che l’individuazione di tale giacimento risale addirittura al 1993. Ed infatti, è datata 29 giugno ‘93 la presentazione da parte di Eni, proprio a Brindisi, del progetto Aquila, alla presenza del ministro all’Industria dell’epoca Paolo Savona e degli allora presidenti Eni e Agip, Luigi Meanti e Guglielmo Moscato. In quella occasione, la compagnia petrolifera disse che dal giacimento al largo di Brindisi si stimava di poter ricavare circa 120 milioni di tonnellate di combustibile, tra petrolio e gas naturale. Un’enormità. Quel giorno sta arrivando. E’ probabile che la comunità brindisina, che sino ad ora ha sonnecchiato, farà sentire la sua voce. Forse, però, è fuori tempo massimo.
http://www.quotidianodipuglia.it/articolo.php?id=161530
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Da "LECCE PRIMA IT" - 24/09/11
Trivellazioni in Puglia, Northern Petroleum ci
riprova BARI , lunedì 8 agosto 2011- Il rischio “trivellazioni” in Puglia non sembra affatto risolto, anzi. La Northern Petroleum ha annunciato in data 28 luglio 2011 di avere ottenuto dal Ministero per l’Ambiente l’autorizzazione a procedere in altre due concessioni nel Salento/barese, Giove e Rovesti, dando inizio alle proprie ispezioni sismiche ad ottobre 2011.
L’area interessata si estende per oltre seimila chilometri quadrati a circa venticinque chilometri da riva, da Bari fino a Santa Maria di Leuca. La Northern Petroleum avrebbe, dunque, ottenuto di recente il permesso di eseguire ispezioni sismiche con la tecnica dell’air-gun nell’area di Monopoli-Ostuni-Brindisi in due proposti campi di petrolio, chiamati Rovesti e Giove. Il direttore resposabile della Northern Petroleum, Derek Musgrove, sostiene che per la società l’esplorazione dell’Adriatico Meridionale sia “una priorità” e che la ditta intenda procedere velocemente con l’air-gun in modo da identificare i siti da trivellare già all’inizio del 2012. Anche nella provincia di Lecce ci sono simili permessi in giacenza, ma ad uno stadio meno avanzato. In cosa consistono praticamente le ispezioni sismiche? Sono violente esplosioni di aria compressa in mare che permettono di dare stime sui giacimenti delle riserve di petrolio grazie ai segnali riflessi. Secondo quanto spiega l’esperta docente “sono dannosi al pescato, al delicato equilibrio marino e alla vita dei cetacei che spesso possono spiaggiare. Soprattutto sono il primo passo verso la petrolizzazione dei mari del salentino e del barese, che si concluderà, secondo le intenzioni della Northern Petroleum, con l’installazione di almeno nove piattaforme a mare”. “Inevitabilmente – aggiunge -, queste porteranno con sé perdite di petrolio e rilasci di materiale inquinante, dannoso a pesci e all’uomo, e la possibilità di disastrosi scoppi e incidenti”. Si stima che i campi Rovesti e Giove contengano circa 53 milioni di barili di petrolio di bassa qualità. In Italia, il consumo giornaliero sarebbe di circa 1 milione e mezzo di barili, per cui il totale di petrolio estratto sarebbe sufficiente al paese per poco più di un mese. “In più – sostiene la D’Orsogna -, nulla vieta alla Northern Petroleum di vendere il suo petrolio sul libero mercato. La legislazione italiana prevede l’interdizione alle trivelle a nove chilometri da riva, mentre nei pressi di aree protette il limite arriva a 22 chilometri dalla costa. Per contro, su tutto il litorale di California e Florida il limite è rispettivamente di 160 e 200 chilometri, per proteggere turismo e pesca”. Infine, le royalties per le estrazioni dai mari italiani sono solo il 4% del ricavato, a fronte di tassi che in Norvegia ad esempio, arriverebbero all’80% del totale. Le estrazioni di petrolio, nel basso Adriatico da parte della Northern Petroleum e delle Tremiti da parte dell’irlandese Petroceltic porteranno al “deterioramento della salute del mare, del turismo, dell’economia e in ultima analisi della qualità di vita dei cittadini”: pertanto “invitiamo le comunità costali della Puglia – afferma la D’Orsogna - a prendere conoscenza della problematica e ad attivarsi presso il Ministero dell’Ambiente per opporsi in maniera ufficiale ai propositi della Northern Petroleum”. Per farlo, è possibile inviare osservazioni di contrarietà come previsto dalle norme europee e secondo le quali per progetti di così forte impatto ambientale, l’opinione del pubblico e di enti locali risulta vincolante: “Sconfiggere i petrolieri – ribadisce la docente - è possibile, come dimostrano diverse vittorie in altre comunità italiane. L’ingrediente più importante è di gran lunga l’informazione e la partecipazione popolare”.
http://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=29338 Segnalatomi
su FB
da Davide
Carlà che ringrazio con il seguente post:
Da "LECCE PRIMA IT" - 24/09/11
Mille adesioni alla petizione contro le
trivellazioni
LECCE, sabato 10 settembre 2011 - Una petizione contro le
trivellazioni petrolifere nel Salento che ha già superato quota mille
adesioni, primo firmatario, Marcello Gaballo, direttore responsabile di
Spigolature Salentine (firme raddoppiate a distanza di poche ore,
ndr.), per
E a rimarcare il concetto ci pensa anche il sindaco di Otranto, Luciano Cariddi, che già nel dicembre del 2010, aveva espresso ferma contrarietà al progetto della Northern Petroleum e che, a distanza di alcuni mesi, mentre si torna a parlare dei sondaggi sismici in due campi specifici, conferma la posizione del comune rispetto alla vicenda: “All’epoca – ricorda -, il nostro Comune, insieme ad altri interessati, ci siamo riuniti presso la sede municipale di Ostuni, per sottoscrivere un parere congiunto sulla questione, indirizzando un documento al Ministero dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico, per chiarire la nostra ferma contrarietà ad ogni ipotesi estrattiva”. “Ci sembrava una valutazione assurda – dichiara -, quella della Northern Petroleum, e motivammo la nostra posizione proprio in virtù di un’idea di sviluppo economico sostenibile: del resto, la stessa società non ha fatto mistero che le riserve di idrocarburi presenti nel bacino di riferimento non siano né di grande qualità, né di eccelsa quantità”. “Alla luce di questo – conclude Cariddi – ci sembra insensato danneggiare la costa che rappresenta il fulcro della nostra economia a livello nazionale, per un’operazione che non ha neanche vantaggi in termini di risorse. Per cui, da allora, la nostra posizione non è cambiata ed è in linea con alcuni pronunciamenti del Tar che hanno evidenziato come il parere degli enti locali sia imprescindibile”.
http://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=29891
Commento del sottoscritto su FB a margine dell'articolo postatomi
da Davide Carlà
Petizione No alle trivellazioni petrolifere
http://www.petizionepubblica.it/?pi=P2011N13045
http://www.petizionepubblica.it/PeticaoListaSignatarios.aspx?pi=P2011N13045 Documento ricevuto
su FB da Davide Carlà che ringrazio con il seguente post:
Da "PANTELLERIA INTERNET COM - News n° 8217" del 24/09/11
Riprendono gli sbarchi di clandestini
Nota aggiuntiva a piè di articolo dalla redazione di "Pantelleria Com" In serata sono arrivati altri 35 migranti, 29 tunisini, 5 libici e 1 marocchino. Hanno passato la nottata nel centro di prima accoglienza presso la caserma "Barone" dell'Arenellam, che ormai, dopo gli incendi del mese di luglio, è in condizioni molto precarie ed inagibile. Dovrebbero essere trasportati a Trapani oggi in mattinata con il traghetto Paolo Veronese.
http://www.pantelleria.com/news/lista_news.asp?NEWS_ID=7345
(solo su abbonamento)
Dalla mia "BACHECA su FB" del 24/09/11 Archeologia subacquea al Museo di Piano di Sorrento di Guido Picchetti Oggi e domani al Museo archeologico di Piano di Sorrento due giornate dedicate all'archeologia subacquea. L'iniziativa si colloca nell'ambito delle "Giornate Europee del Patrimonio", che coinvolgono anche altri musei dell'area campana come quelli di Baia e di Cuma. Sono in programma una mostra dei reperti che si apre stasera alle 20,00 con una visita guidata; e un convegno domani sera, con inizio alle 20,00, dal titolo "Il paesaggio antico sommerso", sui ruderi e i relitti lungo la costa della Penisola Sorrentina, che prevede gli interventi dell'archeologa Alessandra Benini, "Archeologia subacquea - Ricerca, tutela e valorizzazione nei Campi Flegrei”, di Antonino Miccio, direttore dell'AMP di Punta Campanella, "L’esperienza dell’Area Marina Protetta di Punta Campanella”, e di Tommasina Budetta, direttrice del museo "George Vallet" di Piano di Sorrento, “Gli interventi di archeologia subacquea in penisola sorrentina: i motivi della mostra”. Qui vediamo la locandina della manifestazione:
Da "PANTELLERIA INTERNET COM - News n° 8208" del 22/09/11 Appuntamento alle 9,30 Sabato 24 Settembre "Moving Planet" a Catania Appuntamento alle 9,30 di Sabato prossimo 24/09 presso la sede dell'AMP isole dei Ciclopi - hotel Cristal (Acitrezza - CT) per la presentazione di “A day of natural blue sea”, la giornata internazionale di mobilitazione per "Moving Planet", programmata a Catania dalla Federazione Nazionale Pro Natura per supportare la protezione e la conservazione dello Stretto di Sicilia e del Banco di Pantelleria.
Hanno confermato la loro adesione: il direttore dell'AMP
Plemmirio dott. Enzo Incontro, l'Azienda Foreste Demaniali delle Regione
Siciliana U.T. Catania con il dirigente dott. Mario Bonanno, l'assessore
Salvo Licciardello e il vicepresidente Carmelo Giuffrida della Provincia
Regionale di Catania, il prof. Pino Giaccone, il CISOM di Catania con il
dott. Manlio Leonardi, Marco Molino e Tommaso di Nuestro Horizonte
Verde, Marco Palmigiano del CSVE Catania, Francesco Geremia per Eco-One,
Greenpeace Catania, Salvatore Braschi di Fareambiente e alcune
associazioni di volontariato della Provincia di Catania. Tutto il gruppo
Moving Planet e 350.org italiano ed europeo saranno in rete per
condividere questo importante iniziativa per un futuro migliore del
nostro pianeta. (Guido Picchetti)
Da "BLOG SICILIA" del 22/09/11 Sabato prossimo “Moving Planet” a Catania
Appuntamento alle 9,30 di Sabato prossimo 24/09, presso
la sede dell'AMP isole dei Ciclopi - hotel Cristal (Acitrezza - CT), per
la presentazione di “A day of natural blue sea”, la giornata
internazionale di mobilitazione per "Moving Planet", programmata a
Catania dalla Federazione Nazionale Pro Natura per supportare la
protezione e la conservazione dello Stretto di Sicilia e del Banco di
Pantelleria. Il direttore dell'AMP Isole dei Ciclopi dott. Emanuele
Mollica ha prestato il sostegno e l'ospitalità alla conferenza, che
prevede un intervento video dalla California di Maria Rita D'Orsogna per
il "No all'Italia petrolizzata", e i collegamenti via skipe con Franco
Tassi del Centro Internazionale Parchi e con Guido Picchetti da
Pantelleria.
Da "SICILIA AVVENIMENTI" del 22/09/11
Un Mare di Parchi Blu Un tuffo nel Mare Nostrum, dalla Riserva Naturale Orientata della Timpa di Acireale (CT), attraversando l’Area Marina Protetta dell’Isola dei Ciclopi ad Acitrezza (CT) si raggiunge quella del Plemmirio a Siracusa, per vivere una giornata immersi nelle pregevoli perle naturalistiche della Sicilia orientale, ricordando gli effetti devastanti e nefasti provocati dal Petrolchimico di Augusta/Priolo e Melilli in provinciale di Siracusa, attiviamoci a fermare la corsa alle trivellazioni nel Canale di Sicilia, sollecitando l’iter per l’istituzione dell’Area Marina Protetta a Pantelleria. La Federazione Nazionale Pro Natura attraverso il progetto Mediterraneo ed il Comitato Parchi Nazionali aderendo all’evento “Moving Planet” (350.org) programmato per il 24 settembre 2011, organizza “A day of natural blue sea” lungo le coste della Sicilia orientale, con il coinvolgimento di organismi istituzionali preposti alla conservazione della natura e la partecipazioni di diverse associazioni di volontariato. L’attività di fruizione del mare protetto lungo le coste della Sicilia orientale si prefigge quale obiettivo principale quello di far conoscere ed apprezzare scenari paesaggistici straordinari, ed ecosistemi unici ricchi di tantissima biodiversità. I sub dell’associazione Pro Natura Mare Nostrum si adopereranno ad effettuare delle immersioni nei suggesti fondali marini nelle AMP dell’Isole dei Ciclopi e del Plemmirio, e d’intesa con gli enti gestori saranno altresì organizzate delle visite guidate nelle aree protette a condizioni convenzionate. 350 e' il valore di ppm (particelle per milione) di CO2 nell'atmosfera che secondo gli studiosi in materia si dovrebbe raggiungere per tentare almeno di mitigare i cambiamenti climatici in crescendo. Attualmente a quanto pare abbiamo raggiunto un picco di ben 390 ppm, quando solo 200 anni fa nell'aria del pianeta ce n'erano mediamente 275... Intorno a questo numero fatidico di 350, che rappresenta appunto il limite di sicurezza di particelle di C02 nell'aria che respiriamo, si è creato nel mondo un movimento che sta cercando di sensibilizzare al massimo la popolazione del nostro pianeta, dopo che scienziati, esperti di problemi climatici e molti governi nazionali hanno capito i rischi che tutti corriamo nel superare quel limite, e come occorra tornare rapidamente sotto le 350 ppm. E se non lo si fa entro questo secolo c'è un serio pericolo di raggiungere un punto di non ritorno, con fenomeni irreversibili che metterebbero a rischio la nostra esistenza (come, ad esempio, lo scioglimento dei ghiacci della Groelandia).
Presentazione e divulgazione dell'evento presso la sede
dell'AMP isole dei Ciclopi - hotel Cristal (Acitrezza - CT) alle ore
9.30 del 24/09/2011. Maria Rita D'Orsogna, la ricercatrice americana di
origini abruzzesi, riassume attraverso un video il suo "No all'Italia
petrolizzata" per sostenere la conservazione del territorio e delle
coste nel nostro Paese, focalizzando l'attenzione sulle questioni
relative ai cambiamenti climatici e alla questione dei 350 ppm. Franco
Tassi per il Centro Parchi Internazionale e Guido Picchetti da
Pantelleria saranno collegati tramite skype.
http://www.siciliamaremonti.it/?q=node/1026
Commento del sottoscritto su FB a margine dell'articolo
Da "LIBERO IT" del
21/09/11
'Moving Planet', Roma e Milano
Il risultato italiano lo vedremo sabato 24 settembre,
quando a Roma e Milano si svolgerà contemporaneamente "Moving Planet",
appuntamento al quale, per il momento, sono attese circa 500 persone,
alle quali si uniranno quelle che parteciperanno alle iniziative Il movimento "Moving Planet" è nato negli Stati Uniti nel 2008, ma si è diffuso rapidamente in tutto il mondo grazie a internet. L'idea è di Bill McKibben e della sua associazione "350.org", dove 350 "indica la soglia limite di concentrazione di CO2 nell'atmosfera, espressa in parti per milione, fissata dai climatologi e oltre la quale si possono avere importanti conseguenze sul clima. Oggi la concentrazione supera i 393 Ppm - spiega all'Adnkronos Veronica Caciagli, di Moving Planet Roma - dovremmo quindi diminuire le emissioni e la concentrazione di CO2". Questi sono gli obiettivi del movimento Moving Planet che può contare su una rete di circa 160 Stati aderenti "anche se è difficile fissare un numero perché ogni giorno se ne aggiunge uno nuovo", sottolinea Caciagli. L'ambizione, è quella di "creare un movimento italiano sul clima che coinvolga tutti i cittadini" e per il quale la giornata di sabato rappresenterà il primo tassello. Per il 24 settembre a Milano è prevista una biciclettata cittadina con incontro finale la sera. A Roma sarà invece protagonista la Città dell'Altra Economia con la Ciclofficina all'Aperto, spazio gratuito di riparazione e recupero di biciclette; la presentazione del film-documentario "The Age of Stupid" di Franny Armstrong, ambientato nel 2055, in un mondo che ha subito i cambiamenti previsti dagli scienziati; una conferenza sulla mobilità sostenibile, con la presentazione di progetti e soluzioni per ridurre l'impatto sul clima dei nostri spostamenti; un concerto di jazz d'improvvisazione.
http://www.libero-news.it/news/827233/-Moving-Planet--Roma-e-Milano-partecipano-alla-mobilitazione-globale---.html
Commento del sottoscritto su FB a margine dell'articolo
Da "IL FATTO QUOTIDIANO TV" del 21/09/11 Pantelleria, cittadini contro le trivelle del petrolio I colossi del petrolio sono pronti a scavare nel cuore del Meditarraneo. E a Pantelleria, i cittadini si mobilitano per fermare le trivelle. Con loro, l’attore Luca Zingaretti alias Montalbano. Tra le società in cerca di concessioni, la Coemi, della famiglia del Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo.
Trivellazioni a Cipro: la Turchia alza i toni Navi da guerra e aerei turchi monitoreranno, pronti ad intervenire, le operazioni di trivellazione che Cipro ha avviato in mare. I mezzi militari, inoltre, difenderanno le analoghe perforazioni che Ankara avvierà nei prossimi giorni. Così la Turchia risponde a quella che considera una provocazione, perché ritiene che qualsiasi risorsa naturale offshore appartenga sia alla comunità greco-cipriota sia a quella filo-turca. “Stiamo compiendo anche noi questo passo, assieme a Cipro Nord – ha annunciato il premier turco Erdogan -, e potremmo cominciare molto presto, probabilmente questa settimana. Inizieremo questi lavori nella nostra zona economica esclusiva.” La tensione allontana la prospettiva di una riunificazione dell’isola, divisa tra un sud greco-cipriota e un nord filo-turco. La Turchia ha addirittura minacciato di sospendere le relazioni con l’Unione Europea se l’anno prossimo Bruxelles assegnerà a Cipro la presidenza di turno. Le operazioni per la ricerca di gas sono cominciate l’altra sera nella Zona Economica Esclusiva cipriota, che la Turchia non riconosce. La piattaforma per trivellazioni appartiene alla compagnia texana Noble Energy, che ha appena condotto ricerche anche nelle acque territoriali israeliane.
http://it.euronews.net/2011/09/20/trivellazioni-a-cipro-la-turchia-alza-i-toni/
Commento del sottoscritto su FB a margine dell'articolo
Turchia-Cipro, Erdogan contro trivellazioni di Rodolfo Calò ANKARA, 19/09/2011 - La parte europea di Cipro ha iniziato l'esplorazione di un giacimento di gas sottomarino nelle sue contese acque territoriali e subito, per dichiarata rappresaglia, il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha replicato che la Turchia farà altrettanto al largo della metà settentrionale dell'isola divisa in due. Il clima di tensione creatosi nell'area da almeno due settimane a causa della crisi diplomatica turco-israeliana è stato accresciuto dall'annuncio di Ankara dell'invio di navi e aerei da guerra nonostante inviti alla calma e al negoziato da parte dell'Ue.
Fonti cipriote hanno fatto sapere che le operazioni di ricerca di gas nelle acque a sud dell'isola sono cominciate ieri sera, con un'accelerazione rispetto ad annunci presidenziali di ieri che avevano parlato di ''prossimi giorni'', almeno per quanto riguarda le vere ''trivellazioni'' nel giacimento denominato 'Blocco 12' (o Afrodite) nella Zona Economica Esclusiva della Repubblica di Cipro. In azione e' la piattaforma per trivellazioni petrolifere 'Homer Ferrington' della compagnia texana Noble Energy che - dopo aver condotto ricerche nelle acque territoriali israeliane - e' stata posizionata oggi sulla perpendicolare del giacimento. Tenendo fede a minacce proferite nei giorni scorsi, Erdogan - in partenza per l'assemblea generale dell'Onu - ha annunciato che prospezioni sottomarine turche alla ricerca di gas a nord di Cipro potrebbero cominciare "questa settimana" nella ''nostra zona economica esclusiva". Questa, assieme alle ''zone contestate'' greco-cipriote, ha annunciato minacciosamente il premier, sarà monitorata con aerei, fregate e torpediniere, le piccole e veloci imbarcazioni che lanciano siluri contro navi più grandi. La radio cipriota ha già segnalato la presenza, in acque internazionali ma vicino alla piattaforma ''Homer ferrington'', di navi turche ma per ora senza manifeste intenzioni aggressive. Dal canto suo un giornale turco ha notato già' ieri lo sfrecciare di due caccia F-16 con traiettorie degne di un ricorso all'Onu e la Grecia promette man forte ai vicini isolani in caso di attacco. Lo scenario bellico, già evocato da Erdogan parlando a inizio mese di scorte navali alle flottiglie di aiuti umanitari per Gaza, ha spinto la portavoce dell'Alto rappresentante dell'Unione europea Catherine Ashton ad invitare la Turchia ad ''astenersi da ogni sorta di minaccia'' che potrebbe fare salire ulteriormente la tensione con Cipro, l'isola divisa dai tempi dell'invasione turca del 1974 tra una parte riconosciuta internazionalmente (quella greco-cipriota) e un'altra accreditata solo ad Ankara. Bruxelles si è appellata a Turchia e Cipro ''per trovare una soluzione comprensiva il più presto possibile'' sullo status di Cipro nord, oggetto di negoziati sotto egida Onu. Il clima non è però quella del costruttivo negoziato dato che un ministro turco ha ribadito oggi la minaccia formulata ieri da un vicepremier: se Cipro otterrà la prevista presidenza di turno dell'Ue nella seconda metà dell'anno prossimo senza prima aver risolto la questione dell'isola divisa, la Turchia congelerà i rapporti con l'Unione.
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2011/09/19/visualizza_new.html_701914124.html
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No all'Italia petrolizzata I misteri delle nuove perdite del golfo del Messico di Maria Rita D'Orsogna
Sono usciti in volo qualche giorno fa, e la foto a lato e quelle sotto sono quanto hanno visto. Qui ce ne sono delle altre di foto. Hanno anche visto delfini nel petrolio, incapacitati a nuotare, inabissarsi e mai più tornare a galla.
Questo e' l'eloquente filmato della loro giornata: http://www.youtube.com/watch?v=mlWKptW74CY&feature=player_embedded Come ci è finito quel petrolio lì? Alcuni parlano di perdite di pozzi o di oleodotti nelle vicinanze, altri di perdite dal sottosuolo marino. Pare escluso che sia altro petrolio "fresco" del pozzo Macondo, ed è più probabile che sia petrolio proveniente da altra fonte, oppure petrolio rimasto in zona dall'esplosione dello scorso anno. In due parole, non si sa. Anche il gruppo Sky Truth, che si occupa di osservare la terra dal cielo via satellite allo scopo di monitorare siti potenzialmente a rischio ambientale, ha indagato e dice che dalle sue immagini la macchia pare essere circa 122 chilometri quadrati e contenere circa 3200 galloni di petrolio - circa 12 mila litri. Non è la prima volta che succede ed è già da varie settimane che del petrolio appare in varie zone del golfo del Messico. Intanto, il 1 Settembre 2011 la BP - sempre lei - annuncia la chiusura di un oleodotto nel mare perchè ci sono troppi liquidi condensati nella conduttura. Questa è un'immagine dei mari attorno a New Orleans nel golfo del Messico, con le linee gialle che rappresentano condutture sottomarine. Sulla mappa, quelli di Sky Truth hanno pure messo la posizione della perdita del giorno prima. Nella foto a destra anche zone di perdite minori dal sottosuolo, in verde (clicca sulle immagini per vederle ingrandite). Ed è qui che viene la domanda: come si vede, la macchia e l'oleodotto chiuso dalla BP, segnato in arancione, sono vicinissimi: distano circa 6 miglia dal punto dove il giorno prima hanno registrato le macchie di petrolio. In più nella stessa zona si è registrato un terremoto di scala 3.5 Richter qualche mese fa. Quelli di Sky Truth si chiedono se possono esserci collegamenti fra il terremoto, l'oleodotto danneggiato e le macchie. Non si sa per ora. Si sa solo che la zona è petrolizzata e che c'è una macchia di petrolio di oltre centoventi chilometri quadrati, certo non apparsa lì magicamente. E se Ms. Schumaker e se quelli di Sky Truth - volontari - non ci fossero? Chi se ne accorgerebbe? La BP? E in Italia? Chi monitora quello che esce da Rospo Mare, a Ravenna, nelle Marche o dagli altri pozzi già sparsi nella nostra penisola? Se sulla terraferma hanno distrutto la Basilicata, c'è solo da immaginarsi lo schifo che fanno in mare...
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Da "IL JOURNAL BLOG" - 19/9/11
Marea nera bis nel Golfo del Messico, postato da Maria
I media statunitensi, dopo un’iniziale moderatissima attenzione, non degnano più gli eventi di un’occhiata. Le autorità statunitensi – e qui si sfiora il comico – dicono di non aver notato nulla, ma proprio nulla, durante i sorvoli sull’area. Le associazioni di volontariato continuano a fornire ulteriori documentazioni dell’abbondante petrolio nella zona del pozzo Bp Macondo, che un anno fa ne vomitò 5 milioni di barili, la peggior catastrofe del genere nella storia industriale. Le uniche analisi finora effettuate (a cura dei giornalisti, appunto) hanno evidenziato che il greggio è fresco e corrisponde esattamente a quello di Macondo. Adesso la marea nera bis è stata appunto notata da Al Jazeera, che le dedica un ampio e preoccupato servizio più una galleria di foto. Un giornalista di Al Jazeera ha sorvolato pochi giorni fa la zona di Macondo sull’aereo di Bonny Schumaker, dell’associazione On Wings of Care. Il volo si è svolto dopo diverse giornate di cattivo tempo, uragano compreso. Se gli affioramenti di petrolio fossero stati un episodio isolato, le onde avrebbero spazzato via tutto. Invece no. C’è sempre petrolio fresco in prossimità di Macondo: una scia lunga circa 7 chilometri e larga 10-50 metri si trova a circa 19 chilometri a Nord Est del pozzo.
Può trattarsi di una perdita naturale di idrocarburi dal
fondale? Nel Golfo del Messico succede spesso, il sottosuolo è pieno di
petrolio… Piuttosto, dalle loro parole prende corpo un vecchio fantasma. Che cioè il petrolio del giacimento di Macondo si stia aprendo una strada approfittando sia delle crepe naturali del sottosuolo sia le ulteriori crepe causate dalle affannose e complicate operazioni per turare il pozzo fuori controllo. Il giornalista di Al Jazeera ha notato, durante il sorvolo, due navi della Bp, intente – dice il portavoce della società – a studiare le perdite naturali di idrocarburi. La Bp smentisce qualsiasi perdita da Macondo. Un video della bocca del pozzo girato da un robot subacqueo e mostrato alle autorità statunitensi (non è stato tuttavia reso pubblico) non ha evidenziato alcuna perdita.
Il servizio di Al Jazeera sottolinea la necessità di
investigare urgentemente sulla questione e di esplorare accuratamente il
fondale. Documenti video-fotografici sulla situazione nel Golfo del Messico:
http://blogeko.iljournal.it/2011/marea-nera-bis-nel-golfo-del-messico-perfino-gli-arabi-sono-preoccupati/63864#more-63864
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Da una mia "NOTA" su Facebook" del 19/09/11
Il mare della Puglia non è da trivellare! di Guido Picchetti Ho ricevuto stamane un comunicato via email da Silvia Russo, portavoce del comitato pugliese “No Petrolio, Sì Energie Rinnovabili”. Fa il paio con quanto ho letto stamani sul Blog di Maria Rita D'Orsogna in merito ai permessi rilasciati alla Petroceltic per la conduzione di ricerche con l'air gun in due concessioni off-shore di cui la società è titolare davanti ad Ortona e Pescara,.nonostante le svariate decine di pareri contrari espressi alla VIA (da parte di cittadini, associazioni e comuni), e senza tenere alcun conto della perimetrazione in corso del Parco della Costa Teatina e dell'esistente AMP della Torre di Cerrano.
Questo il link per chi voglia rendersi conto di cosa sta
accadendo nelle acque abruzzesi:
http://dorsogna.blogspot.com/2011/09/ortona-e-pescara-arriva-lairgun.html
http://www.facebook.com/note.php?note_id=282208705124285
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Da "DORSOGNA BLOG SPOT" del 18/08/11
No all'Italia petrolizzata
Ortona e Pescara: arriva l'airgun Petroceltic,
Sunday, September 18, 2011- Così mentre Febbo, Di Stefano, Sorgi e Chiodi discutono sul parco, la Petroceltic si porta avanti. Come sempre, la politica dorme e a scoprirlo siamo noi persone normali. In Puglia e a Vasto a suo tempo hanno fatto ricorso al TAR. E in Abruzzo? Qui i testi della d492 e qui della d507.
In data 13 Settembre 2011 il Ministero dell'Ambiente ha dato parere
positivo "con prescrizioni" a nuove operazioni petrolifere al largo
delle coste abruzzesi.
Per le concessioni d507 e d492, il Ministero dell'Ambiente indica che
non sono giunti pareri da parte della regione Abruzzo e Molise, come
anche per la d505. A Gianni Chiodi, come sempre, non importa che
l'Abruzzo venga petrolizzato e sebbene sia il governatore di questa
regione, non si degna neppure di manifestare la sua opinione: è come se
governasse altrove.
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Da una mia "NOTA"
su Facebook del 18/09/11 A Day of Natural Blue Sea a Catania di Guido Picchetti Si dice spesso che un'immagine valga più di mille parole... E qui ne abbiamo due che mostrano cosa si muoverà nel mondo, il 24 Settembre p.v., giorno del "Moving the Planet". Anche a Catania, con un messaggio di solidarietà per Pantelleria ... "Moving the Planet" nel mondo
"Moving The Planet" a Catania (the event page)
http://www.facebook.com/note.php?note_id=281716261840196
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Da "DORSOGNA BLOGSPOT COM" del 17/09/11 Io voglio il parco! di Maria Rita D'Orsogna Eccoci qui: Santa Fabrizia ha disegnato una locandina che si può stampare e attaccare un po' ovunque, nei negozi, nelle scuole, in giro.
Altre informazioni utili: Sabato 17 Settembre dalle 5pm alle 8pm ci sarà una raccolta firme a favore del Parco in Piazza Lucio Valerio Pudente a Vasto, promossa dal Club Alpino Italiano (CAI), dagli Amici di Punta Aderci e dal Fondo Italiano per l'Ambiente (FAI). Domenica 18 Settembre: dalle 5pm alle 9pm ci sarà una raccolta firme a favore del Parco a Lanciano, lungo il corso Trento e Trieste, promosso dal WWF. Domenica 2 Ottobre altra raccolta firme alla Stralanciano, la corsa amatoriale d'Abruzzo, come gentilmente concesso dagli organizzatori, Guido Catenaro e papà.
Chiunque abbia voglia di fermarsi, dare una parola di
incoraggiamento è benvenuto. Le persone che stanno dietro ai banchetti
sono persone normali, non pagate da nessuno, e lo fanno solo per amore
del parco. Per esperienza so che è bello sentirsi apprezzati quando si
fanno queste cose, e più ancora che la firma è bello sentire che la
gente è partecipe e non indifferente.
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Da "PANTELLERIA INTERNET COM - News n° 8183" del 16/09/11 Da Catania con ''Moving Planet''
Il 24 Settembre un messaggio di solidarietà di Guido Picchetti Anche il Gruppo di Greenpeace Catania prenderà parte alla giornata di mobilitazione internazionale prevista Sabato 24 Settembre p.v. per "Moving Planet – Da una scossa al tuo Pianeta!", un evento con il quale da Catania si intende trasmettere un segno di solidarietà per la tutela di Pantelleria e del Canale di Sicilia, gravemente minacciati dalle trivellazioni petrolifere previste nel Mediterraneo. Questo il programma della manifestazione, organizzata dall'associazione Pro Mare Nostrum, in collaborazione con il coordinamento Sud Italia del Comitato Parchi, e i responsabili del progetto Mediterraneo Pro Natura:
http://www.pantelleria.com/news/lista_news.asp?NEWS_ID=7311
(solo su abbonamento)
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Da "D'ORSOGNA BLOGSPOT COM" - 16/09/11
No all'Italia petrolizzata
Le ispezioni sismiche in Nuova Zelanda di Maria Rita D'Orsogna
The Whānau ā Apanui will continue to oppose deep sea
drilling in its waters now and forever.
In tre anni, dal 1998 al 2001 la Petrobras è stata
responsabile di almeno 80 morti. Questo
un
editoriale di Forbes in merito.
Ed è proprio nei mari dell'isola del nord di Nuova Zelanda (ce ne sono
due, una a nord e una a sud) che la Petrobras stava eseguendo ispezioni
sismiche
all'inizio del 2011, nel cosiddetto
bacino di Raukumara.
La Petrobras non ha perso tempo e per varie
settimane in Aprile 2011 ha portato a spasso nel mare, su una nave a
contratto chiamata "Orient Express", un sonar lungo 10 chilometri che ha
spazzolato un
area di oltre 12.000 chilometri quadrati a 110 chilometri da riva.
Lo scopo era di eseguire ispezioni sismiche: sparare violenti getti di
aria compressa in mare, ed ottenere dai segnali riflessi informazioni
sui giacimenti di
Raukumura. I Maori dipendono sulla pesca per il loro sostentamento e sono molto preoccupati per l'inquinamento in mare e nei pesci in caso di trivellazioni. La zona è particolarmente fragile e altamente sismica. In più le trivelle Petrobras saranno in acque profonde e non ci sono pratiche standard, nè protocolli da seguire... Nessuno ad esempio sa come progettare le valvole di sicurezza a così grande profondità e ovviamente i residenti della Nuova Zelanda e i Maori non vogliono essere le cavie della Petrobras. Sanno fin troppo bene che il petrolio porta solo lavoro a pochi, e ancor meno vantaggi alle comunità locali, lasciandosi dietro invece solo mare sporco, inquinamento, perdite e possibili esplosioni. E non ne vogliono sapere!
Il governo della Nuova Zelanda ha detto di non potersi pronunciare
finchè i fatti non non saranno definitivamente accertati, in quanto le
morti dei pinguini
potrebbero essere state causate da condizioni climatiche eccezionali che
avrebbero potuto provocare la morte diretta dei pinguini o degli animali
di cui essi si
cibano. In altre parole hanno dato la colpa a "La Nina"!
A destra nel video a destra proteste no drilling in Nuova Zelanda.
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Da "BLOG SICILIA" del 15/09/11
Un fantasma si aggira a Pantelleria: di Guido Picchetti
E la cosa mi incuriosisce. Ma l’On. Fontana è al corrente che a Pantelleria, con un’ordinanza governativa del 2007 e riconfermata dall’attuale governo il 5 maggio 2011, vige uno “stato di emergenza” per una serie di problemi uno dei quali è appunto quello dell’approvvigionamento idrico ? È uno “stato di emergenza” di cui pochi sanno sull’isola, dichiarato da una ordinanza governativa intitolata “Disposizioni urgenti di protezione civile per fronteggiare l’emergenza determinatasi a causa della criticità del sistema portuale e dell’approvvigionamento idrico nel territorio dell’isola di Pantelleria in provincia di Trapani.” Gli interventi previsti da quell’ordinanza (n° 3589). firmata dall’allora Presidente del Consiglio Prodi, comprendevano:
Purtroppo quegli interventi, a 4 anni di distanza da quando fu emanata l’ordinanza con relativo stanziamento di fondi, non sembra proprio che siano stati portati a compimento, nonostante dovrebbero essere ultimati entro i prossimi sette mesi, scadendo ad Aprile 2012 il vigente “stato di emergenza”. Il 5 Maggio u.s. l’attuale governo Berlusconi ha emesso un’altra ordinanza governativa, con la quale le funzioni di Commissario Delegato per i lavori previsti dallo “Stato di Emergenza” sono state trasferite dal sindaco di Pantelleria in carica (prima Salvatore Gabriele, e poi Alberto Di Marzo) al Prefetto di Trapani Marilisa Magno, con relativo compenso di 1000 € al mese, e con l’autorizzazione ad avvalersi del personale e della struttura già operanti, autorizzati (secondo l’art. 4 dell’ordinanza) ad effettuare lavoro straordinario nel limite massimo di 70 ore mensili oltre i limiti di norma già previsti. E tutto ciò utilizzando i fondi già previsti dalla precedente ordinanza, 23 milioni di euro circa, più eventuali altre risorse eventualmente reperibili e destinate alle stesse finalità, come bene specifica il successivo articoli l’art. 5. Ma è l’art. 6 dell’ordinanza Berlusconi che precisa come eseguire quei lavori da ultimare (se non ancora da iniziare … ), ricordiamolo, entro il prossimo mese di Aprile. Ecco cosa testualmente: “Per assicurare il rispetto dei termini di scadenza dello stato d’emergenza il Commissario delegato è tenuto a comunicare ogni tre mesi al Dipartimento della Protezione Civile lo stato di avanzamento dei programmi in corso, evidenziando e motivando eventuali ritardi, e indicando le misure da adottare per poterli recuperare. E in caso di bisogno Il Capo del Dipartimento della Protezione Civile è autorizzato a intervenire con mezzi, fondi e personale direttamente gestiti con fondi propri.” Più chiaro di così. In una mia nota, quando saputo del trasferimento dell’incarico di Commissario Delegato ai lavori previsti dallo stato di emergenza di Pantelleria, ponevo a me, ma anche a chiunque fosse in grado di fornire qualche risposta, le seguenti quattro domande:
Inutile dire che sono domande cadute nel vuoto. Eppure a ciascuna di esse ogni cittadino pantesco, oggi ancor più di ieri, avrebbe pieno diritto di avere delle risposte. Sarà possibile? Sono scettico, ma mi piacerebbe molto essere smentito dai fatti. Un’ultima osservazione: mentre l’ordinanza governativa n. 3589 del 2007 era firmata da Prodi, quella del 7 Maggio scorso era naturalmente firmata da Berlusconi. Più “bipartisan” di così… Ma non sarà che proprio perchè essa è “bipartisan”, e sbattuta a destra e sinistra…, non si riesce a trovare la giusta rotta per arrivare in quel porto di Pantelleria che, nonostante la sua posizione chiave al centro del Mediterraneo, che dovrebbe assicurarle sviluppo e progresso com’era già nell’antichità, oggi da decenni infiniti attende ancora una sua decente sistemazione?
http://www.blogsicilia.it/blog/un-fantasma-si-aggira-a-pantelleria-lo-stato-di-emergenza/59616/
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Da "SICILIA 24H IT" del 15/09/11
Interpellanza di Fontana (Pdl) sui dissalatori
“Premesso – afferma Fontana – che tutta la fascia meridionale della Sicilia da sempre è stata caratterizzata da deficit idrico sia in termini potabili che irrigui. Lo stesso territorio, oltre alla marginalità geografica rispetto al resto del Paese, è gravato da condizioni di degrado economico-sociale anche per la carenza idrica direttamente connessa alla scarsa piovosità in tale aree; che le esigue risorse idriche di falda disponibili risultano in atto sovra sfruttate, tanto che nelle aree comprese tra la provincia di Trapani e quella di Agrigento si registra un notevole abbassamento del livello della falda freatica sin sotto il livello medio marino per cui si registra l’intrusione di acqua salmastra nella falda in prossimità delle coste”. “Per queste ragioni – conclude Fontana – s’interpella il rappresentante del Governo per conoscere lo stato di attuazione dei project financing nelle isole di Pantelleria, Lampedusa, Linosa e Salina, il cui completamento potrebbe segnare la fine del rifornimento idrico con navi cisterna con oneri di diverse decine di milioni di euro a totale carico dello Stato, nonché il riscatto e l’acquisizione del nuovo impianto di dissalazione di Porto Empedocle”.
http://www.sicilia24h.it/interpellanza-di-fontana-pdl-sui-dissalatori-per-pantelleria-lampedusa-linosa-e-salina_77571/
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del 12/05/11
Da "CANICATTI WEB" del 14/09/11 Lampedusa, avvistato squalo bianco
Antonio Semplicio e la moglie si trovavano su una barchetta, con loro, c’era anche una coppia di loro amici, Enzo Pezzino e la moglie Angela. Si sono accorti che il pesce che aveva abboccato all’amo di Antonio era molto più grande e pesante del solito. Dopo più di mezzora di combattimento con la canna da pesca, è riuscito a portare il pesce sotto la chiglia della barca. Era un piccolo di squalo bianco. Dopo averlo avuto all’amo per circa una ventina di minuti, le due coppie hanno deciso di liberarlo. Lungo circa un metro e mezzo, pesava intorno ai sessanta chili. Il direttore della riserva marina, Giuseppe Sorrentino, si è detto stupito, che sia stato preso all’amo in un punto così vicino alla costa questo piccolo squalo. E’ normale invece trovarne intorno all’isola e soprattutto nelle vicinanze di Lampione, la più piccola delle isole Pelagie. L’episodio che hanno vissuto ieri mattina i turisti, è possibile considerarlo un caso veramente eccezionale e fortuito.
http://www.canicattiweb.com/2011/09/14/lampedusa-avvistato-squalo-bianco/
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Futuro prossimo Eletto in Sicilia il primo sindaco rumeno di Carlo Nicotera
Ora però la variabile delle migrazioni di massa cambia ulteriormente le prospettive, con modelli che potrebbero ripetersi presto altrove, purché in ambiti di microcomunità. Diciamo in contesti fino a diecimila persone residenti. Le direttrici sono due. Da una parte la tendenza protezionistica all'esclusione, come accade a Lampedusa, dove l'emergenza continua e i danni al turismo fiaccano anche i migliori spiriti di solidarietà e partecipazione al dramma umano che ti invade un giorno sì e l'altro pure. Dall'altro - dove la pressione dell'emergenza è meno forte e l'economia più variegata - un progressivo processo di integrazione dove molti lavori non sono più appannaggio della popolazione locale che ha conosciuto il benessere e la comodità di altre attività (perfino gli immigrati maghrebini della prima ora si sono dati al commercio). Così a Pantelleria, per esempio, dilagano muratori e contadini non solo tunisini o libici, ma anche e soprattutto polacchi, albanesi, rumeni e slavi di varia etnia. Tutti, solo per il momento, sottopagati. Queste comunità ovviamente, come ovunque, tendono a fare corpo a sé, e man mano che si integrano, regolarizzano giustamente le loro posizioni civili con permessi di soggiorno, matrimoni con italiani, acquisizione della cittadinanza. Cose risapute, direte. Vero. Ma eccoci alle possibili svolte. Se a Lampedusa le strutture di accoglienza scoppiano e si trasformano in ghetti con una fisiologia degli eventi amara ma pressocché inevitabile, a Pantelleria la comunità, che non si è ancora mescolata, diventa però sempre più multirazziale, con un dato sui numeri che deve far riflettere. I residenti anagrafici sull'isola sono circa 7000. Di questi, circa 1700 sono "turisti" che hanno case. I comunitari e gli extracomunitari che abitano sull'isola vengono calcolati in circa 3000 / 3500. Di questi circa 2500 rumeni, polacchi e albanesi. Alle ultime elezioni il sindaco è stato eletto con circa 1200 voti. Teoricamente se i "turisti" residenti volessero eleggere un proprio candidato, avrebbero i numeri per vincere le elezioni. Non sono interessati (anche se qualcuno ogni tanto ci pensa) e non lo fanno. Ma le comunità straniere che sempre più si integrano, possono avere un interesse specifico a perfezionare la loro stanzialità. Quando gli aventi diritto al voto diventeranno 1000 - 1500 - 2000 (e non dovrebbe passare molto tempo) potrebbero quasi facilmente eleggere un sindaco della loro etnia. Per non dire che - come è inevitabile che accada - in queste piccole comunità germinano e cercano di crescere e prosperare gruppi di forza che diventano clan, e poi piccole e poi più grandi mafie. Con quel che ne segue: con furti, risse, giri (ancora discreti) di prostituzione, controllo delle attività di caporalato o accoglienza di clandestini, e quant'altro progressivamente immaginabile, anche in termini di scontro con i gruppi di forza indigeni. Ma qui divento un'altra volta pessimista e non era mia intenzione. I film di Crialese, Patierno e Lombardi ("Terra ferma", "Cose dell'altro mondo" e "Là-Bas") hanno meravigliosamente raccontato i drammi e i paradossi, e la sottile ironia del Fato, legati alla rimescolanza delle genti ai confini del mare come nelle province italiane. Ma il film che sta girando la vita vera, potrebbe già intitolarsi, con stile alla Wertmuller, "In Sicilia il primo sindaco rumeno - Storia di Dumitru il ferraio". Una storia che può facilmente ripetersi - al Nord come al Sud dell'Italia - dove i numeri anagrafici possono violare con la forza dell'aritmetica le sicurezze più consolidate.
http://www.ilmattino.it/home_blog.php?blg=P&idb=1172&idaut=24
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Pantelleria - Tra centri disumani, pregiudizi
di Alessandra Sciurba La lettera in cui si dice che sono un membro del "Cda di Migreurop", firmata, datata e spedita da Parigi, è servita a poco. Non è bastata né a far sì che qualcuno dei carabinieri che gestisce di norma “le operazioni” accettasse di farsi intervistare da me, anche solo per darmi qualche dato sugli arrivi e le partenze, né tanto meno ad aprirmi le porte dell’ex caserma Barone, dove vengono rinchiusi i ragazzi tunisini che continuano ad arrivare sull’isola con cadenza quasi quotidiana. Tutto quel che ho potuto fare nella mia permanenza agostana a Pantelleria è stato passare davanti quel luogo dallo statuto giuridico inesistente ogni giorno ed ogni notte, verificare quante finestre fossero illuminate, quanta gente si vedesse muoversi dentro gli stanzoni dell’edificio principale, che si vede bene dalla perimetrale e poi dalla strada che gira verso l’entroterra, e quanta ne camminasse all’interno del cortile racchiuso dalla rete.
Tutti sull’isola sanno quando c’è stato uno “sbarco”: da quando si sono intensificati c’è sempre qualcuno che ha visto e che ha raccontato. Tutti sanno che poi li portano lì, all’ex caserma, e che dopo qualche giorno, a volte dopo qualche settimana, li fanno ripartire. Se si va a chiedere qualche informazione al piccolo ospedale rosso in riva al mare, costruito sulla lava nera, si trova quasi sempre un infermiere gentile disposto a scambiare due chiacchiere. Loro non rispondono come i carabinieri che: “non siamo autorizzati a parlare ed è tutto gestito per diretto ordine del Ministero degli interni”. In ospedale raccontano piuttosto di quando i migranti arrivano e a volte sono bambini, a volte uomini feriti e donne quasi esanimi. Il tono empatico, però, vale soprattutto per alcune delle persone venute dal mare, e non per tutte, ed è proprio all’ospedale che ascolto per la prima volta quella distinzione che risentirò poi quasi tutte le volte che tornerò sull’argomento: “i neri sono migliori, sono gentili, scappano veramente da qualcosa di terribile. I tunisini, invece, che li riconosci perché sono più chiari, sono quasi tutti ex-galeotti”. Nessuno riuscirà mai a rispondere alle domande semplici che porrò sempre: “galeotti di quale paese? (perché esserlo sotto Ben Alì potrebbe non essere stata una cosa tanto negativa…)” e poi, “ come fate a saperlo?”. Silenzio, tutte le volte. Tunisini “galeotti”. Questa parola in disuso è il loro stigma per quasi tutti i panteschi. Funziona così: inizia una voce e si fissa nell’aria e nella testa di tutto un paese. Ma l’isola di Pantelleria, oltre la superficialità di questi pregiudizi, ha un’indole che nel profondo è diversa. Centro del Mediterraneo quanto Lampedusa, è ancora più vicina all’Africa. Capo Bon, nelle giornate terse, ti sembra di poterlo sfiorare allungando le braccia verso l’orizzonte del Sud. E tra le case di quest’isola, infatti, riesco a raggiungere una famiglia che di Pantelleria sembra concentrare proprio la parte migliore, quella dell’antica sapienza che discende diritta dalla sua storia fatta di passaggi e scambi e intreccio di vite. Sono un marito e una moglie, con i loro tre figli di cui due ormai emigrati, come tanti ragazzi siciliani, verso il Nord. Sono le persone che, in un giorno di Aprile, dopo quello sbarco tanto diverso dagli altri cui Pantelleria era abituata, hanno scelto di accogliere nella loro casa un’altra famiglia, venuta da lontano e colpita dal lutto. Hanno vissuto con quel padre e con i suoi cinque bambini, fino a che la legge non li ha separati. E hanno accettato di raccontare la loro storia.
........ Camille e i suoi figli sono in attesa di poter lasciare Salina Grande, hanno ottenuto tutti un permesso di soggiorno per asilo politico. Se da questo punto di vista la loro storia è migliore di tante altre concluse con detenzioni lunghissime e deportazioni, rischiano ancora di venire separati e che i bambini siano affidati a un assistente sociale. Giusy e Mariano, pur tra tutte queste difficoltà, stanno aspettando di riaccogliere la loro famiglia venuta dal mare, hanno trovato un lavoro a Camille, e attendono la prossima udienza. A loro va ogni ringraziamento per il modo in cui hanno vissuto e raccontato questa storia, fin dal primo istante, senza mai avere paura. Mi hanno chiesto se l’Italia garantisca un sussidio per chi ha avuto asilo politico e ha affrontato esperienze come quelle di Camille, e sono stati delusi dalla mia risposta. La solidarietà, i legami affettivi, la
possibilità dello scambio, del dono, dell’intreccio di vite diverse, è
in questo paese costantemente umiliata e impedita dalla legge del
controllo, della separazione, della razzizzazione che diventa più che
mai visibile in tutti i luoghi di confinamento di cui è costellato il
suo territorio. Siano essi centri di detenzione, di attesa, di
“accoglienza”, di raccolta, siano essi Cara come quello di Salina
Grande, in cui la pelle dei bambini si riempie di eritemi, Cie
istituzionali come quello di via Mattei a Bologna dove tante donne sono
state picchiate a seguito delle proteste estive dopo l’innalzamento del
tempo di detenzione a 18 mesi, o siano infine i luoghi fuori da ogni
formalità come quello improvvisato a Pantelleria, il cui regime si è
molto inasprito con l’arrivo intensificato di tanti ragazzi provenienti
dalla Tunisia.
http://www.meltingpot.org/articolo16981.html
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ENAC ed ENAV avviano i lavori Tuesday 13 September 2011- L’ENAC e l’ENAV rendono noto che in questi giorni si sono concluse le operazioni propedeutiche all’installazione sull’aeroporto di Pantelleria di un impianto ILS/DME (Instrumental Landing System / Distance measuring equipment) per la pista 26. L’impianto consentirà di ridurre in modo apprezzabile il numero dei voli annullati per i fenomeni meteorologici che caratterizzano l’isola di Pantelleria. I lavori, che saranno realizzati a cura e a spese dell’ENAV con progetto approvato dall’ENAC e condiviso dall’Aeronautica Militare, inizieranno nel corso del mese corrente e saranno completati entro quest’anno, con le relative operazioni di verifica e collaudo. Il sistema ILS è posizionato per essere pienamente operativo una volta completati i lavori, appaltati da ENAC e in corso di realizzazione, per il prolungamento della pista stessa. "La particolarissima orografia dell’isola e delle zone circostanti le infrastrutture di volo," spiega un comunicato dell'ENAC, "non avevano sinora permesso di prendere in considerazione l’installazione di un sistema di supporto alla navigazione aerea in fase di avvicinamento e atterraggio. Recenti sviluppi tecnici, integrati da processi di ricostruzione dei segnali irradiati dalle antenne, hanno portato alla realizzazione di sistemi in grado di compensare le alterazioni che l’orografia dei luoghi induce sulle emissioni radioelettriche. I risultati ottenuti a conclusione del lungo processo di studio e della sperimentazione svolta in loco consentono ora di passare alla fase di posa in opera definitiva dell’impianto concepito con avanzate tecnologie."
http://www.ilvolo.it/index.php/201109136997/Aeroporti/ENAC.html
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Dalla mia "BACHECA" su FB del 13/09/11 Il 24 Settembre p.v
Un video per il "Moving Planet" di Catania di Guido Picchetti Un video per il 24 Settembre 2011, il giorno di "Moving Planet", l'evento organizzato in tutto il mondo da "350 Org" che vivrà a Catania "A day of natural blue sea in Sicily", su iniziativa dell'Associazione Pro Natura e del Comitato Parchi Nazionali per sostenere la tutela e la conservazione del Canale Sicilia e dire «Stop alle Trivellazioni nel Mediterraneo»...
350.org: Because the world needs to know. 350 is the most important number in the world. It's the safe line for our global climate and a start line for a global movement. Visit http://350.org to join the movement (and invite your friends to our Facebook group!).
http://www.facebook.com/guido.picchetti
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Da "MAZARA ON LINE" del 13/09/11
Regolamentazione delle trivellazioni nel
Mediterraneo
Davanti ai senatori polacchi ed ai Presidenti delle Commissioni parlamentari competenti, d’Alì ha ribadito che la regolamentazione dell’intero bacino del Mediterraneo «è oggi più che mai urgente in considerazione dello stato politico ancora poco chiaro e definito che regna in molti stati del nord Africa». Riguardo gli alti costi energetici in Europa, ed in Italia in particolare, a fronte di costi bassissimi nei paesi emergenti, d’Alì ha sottolineato l’importanza di un’assunzione di responsabilità da parte della Unione Europea poiché «se l’elevato costo dell’energia dovesse continuare a resistere in Europa rispetto al resto del mondo e in particolare in alcuni paesi come l’Italia di oggi, la stessa Europa andrebbe fuori dal mercato e dalla competizione globale accentuando in negativo l’odierna recessione».
http://www.mazaraonline.it/public_html/?p=27912
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Rischio trivellazioni tra Pantelleria e le Egadi, Martedì 13 Settembre 2011 - Sono in tanti a muoversi in questo giorni di fine estate, per scongiurare il pericolo che venga concesso all'Audax Energy il permesso di effettuare trivellazioni alla ricerca di petrolio lungo il Canale di Sicilia, tra le Isole Egadi e Favignana. In realtà non è solo la Audax a muoversi, ma le richieste di concessione per la ricerche sono ben 40. Italia Nostra, associazione ambientalista, ha presentato un'osservazione sulla richiesta di valutazione d'impatto ambientale che l'Audax Energy ha inviato al Ministero dello Sviluppo Economico. La società punta ad avviare le sue ricerche in un tratto di mare che comprende il Banco di Pantelleria, il Banco Terribile ed il Banco Talbot. Il consigliere nazionale di Italia Nostra Leandro Janni parla di «Studi all'insegna del copia e incolla, relazioni stilate dietro una scrivania senza avere mai conosciuto i luoghi». Anche il senatore Antonio D'Alì ha scritto di recente al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ed ai Ministri Stefania Prestigiacomo (Ambiente) e Paolo Romani (Sviluppo Economico) per tutelare il Mediterraneo e consolidarne la tutela e soprattutto il futuro. Il presidente del Consiglio provinciale Peppe Poma ha scritto più volte al governo nazionale per avere garanzie sullo stop reale alle ricerche. Per il presidente Poma «le popolazioni interessate hanno già detto no. Lo stesso vale per le amministrazioni. Il Consiglio provinciale s'è fatto sentire con forza, ma il rischio rimane ed è necessario mantenere la guardia alta. Le istituzioni, ad ogni livello, devono rimanere unite». Anche l a Regione ha scelto la linea dura. Greenpeace ha scritto un documento “Le mani sul tesoro. Perché proteggere il Canale di Sicilia dalla corsa all’oro nero” che potete leggere e scaricare cliccando qui, in cui si documenta l'enorme bellezza e il valore biologico dell’area e ne chiede la tutela con la creazione di una riserva marina. “Il nemico numero uno del Canale di Sicilia è la compagnia petrolifera Audax Energy Ltd (ADX) che sta provando a ottenere permessi di esplorazione di queste acque attraverso una piccola compagnia, l’Audax Energy Srl, di cui è totalmente proprietaria, ma con sede legale in Italia e con un capitale sociale assolutamente irrisorio di 120 mila euro. Un modo per evitare ogni tipo di responsabilità in caso di disastro ambientale” – sottolinea la nota di Greenpeace. L’associazione inoltre afferma di aver “riscontrato chiare violazioni procedurali nelle richieste dei permessi: documentazione incompleta e studio ambientale totalmente insufficiente e inesatto”.
Greenpeace, a bordo della Rainbow Warrior, ha effettuato una
ricognizione preliminare sui banchi Skerki, Talbot, Avventura e
Pantelleria. La notevole
documentazione fotografica raccolta conferma come i banchi siano aree
spettacolari. Particolarmente ricche di pesci, dalla murena al torpedo
comune, e di
habitat chiave, come le praterie di posidonia, ospitano anche importanti
aree di riproduzione di specie commerciali come il nasello e la triglia.
Bellissime le
grotte e le pareti rocciose ricoperte da organismi filtratori come il
corallo arancione Astroides calycularis. “Non si tiene minimamente in
considerazione l’incredibile biodiversità dell’area, né la sua importanza per le risorse
ittiche, mentre è chiaro che le attività proposte causeranno seri
impatti sulla vita marina” –
dichiara l’associazione.
http://a.marsala.it/cronaca/ambiente/33364-rischio-trivellazioni-tra-pantelleria-e-le-egadi-si-mobilitano-associazioni-e-forze-politiche.html
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Da "L'ESSENZIALE AMBIENTE" del 12/09/11
Esplosione nucleare in Francia: un morto e
timore radiazioni di Peppe Croce
C'è già un morto - E' già sicuro, purtroppo, almeno un morto: lo riferisce l'ASN (Agenzia per la sicurezza nucleare francese), che aggiunge anche che ci sono quattro feriti gravi ma, al momento, non si registrano fughe di radiazioni dal sito dell'esplosione. Reattore al sicuro? - Ad esplodere non è stata la centrale nucleare vera e propria, bensì un settore di un impianto contiguo. Questo, almeno in teoria, dovrebbe scongiurare il rischio di fusione del nocciolo del reattore. Si teme, però, per ulteriori scoppi all'interno dello stesso impianto che potrebbero mettere a rischio tutto il perimetro della centrale. Sebbene l'impianto sia in fase di smantellamento, infatti, ospita ancora un reattore sperimentale Phoenix (fermato nel 2009), un laboratorio di lavorazione del combustibile esaurito, un impianto di fabbricazione di combustibile MOX oltre all'impianto Centraco di smaltimento delle scorie, all'interno del quale si è verificata l'esplosione. Poco credibile, quindi, che non vi sia rischio di rilascio di radiazioni all'esterno del sito. Un sito nucleare di 55 anni - Il sito nucleare di Mercoule è tutt'altro che giovane: fa parte della prima generazione di centrali nucleari francesi ed è vecchio di ben 55 anni. L'impianto, infatti, è stato costruito nel 1956, lungo il Rodano tra Montelimar (65 km a monte) e Avignone (30 km a valle). A due passi dall'Italia - In linea d'aria l'impianto di Mercoule è vicinissimo all'Italia: appena 242 km da Ventimiglia, 257 km da Torino e 342 km da Genova.
http://ambiente.essenzialeonline.it/nucleare/Esplosione-nucleare-in-Francia-un-morto-e-timore-radiazioni_18642.html
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Da "GUARDIA COSTIERA PANTELLERIA" dell'11/09/11 Comunicato Stampa
Ritrovamento di una tartaruga comune
Il ritrovamento è stato effettuato da un attento e sensibile diportista che, in compagnia di alcuni amici, appena si è reso conto che l’animale non riusciva ad immergersi ed era in difficoltà a causa di una sagola avvolta attorno a due arti, lo ha caricato a bordo con attenzione e ha contattato l’Ufficio Circondariale Marittimo di Pantelleria per informarlo dell’accaduto. La Capitaneria ha prontamente avvisato il Dott. Sardo Alessandro in servizio presso il Distretto veterinario di Pantelleria che, intervenuto, ha visitato l’animale e constatato che non presentava lesioni cliniche apparenti. L’esemplare è stato successivamente immerso in vasca e il medico veterinario ha potuto accertare che l’esemplare era in grado di immergersi e muoversi agilmente. Sentito il centro regionale recupero fauna selvatica e tartarughe marine del fondo siciliano per la natura di Comiso (Rg) si procedeva a liberare la tartaruga al largo del porto di Pantelleria.
Da Sc Np/Op D'ISANTO Angelo - "UFFICIO
CIRCONDARIALE MARITTIMO PANTELLERIA"
DA "PANTELLERIA INTERNET COM" - News n° 8148" del 10/09/11 Conferenza sull'energia alternativa
L'isola dovrebbe iniziare un percorso valido
di Giovanna Cornado Ferlucci
Il pericolo delle trvellazioni Prima di entrare nello specifico è stata data la parola all’ing. Mario Di Giovanna del comitato di Sciacca “Stoppa la Piattaforma”, che ha tracciato una panoramica sui numerosi permessi già in atto nel Mediterraneo relativi ad indagini petrolifere o a trivellazioni vere e proprie. Uno scenario poco rassicurante che anche dalle pagine di questo giornale è stato più volte presentato: 40 richieste di permessi di ricerca, 12 già vigenti, tutti nella zona del mare di Pantelleria e delle isole Egadi. Ancora una volta è stato evidenziato come le indagini sismiche per la ricerca delle sacche di idrocarburi, di cui la zona è purtroppo ricca, creino effetti devastanti sulle molte specie di pesci nel raggio di 18 chilometri. A questo danno ambientale ed economico va aggiunto il danno creato dai metalli pesanti, usati nella fase di trivellazione, che si disperdono nell’acqua. In caso poi di disastro ambientale basti pensare che il Mediterraneo è un mare chiuso e che impiegherebbe più di 100 anni per il ricambio della propria acqua. Oltre alle conseguenze devastanti per l’ambiente e per le popolazioni, c’è da chiedersi come potrebbe una società con capitale sociale di 10.000 euro ripagare i danni provocati. “La società Audax Energy – ha chiarito Di Giovanna - non ha chiarezza nei titoli e negli incarichi, l’Amministratore delegato, Luigi Albanesi, risulta sospeso dalla professione di geologo dal suo stesso Albo professionale fin dal 1981”. A tutti questi dati va aggiunta una informazione davvero curiosa: mentre negli altri Paesi si paga allo Stato una tassa che va dal 60 all’80% sul valore di ogni barile di petrolio estratto, in Italia ci si limita a pagare dal 4 al 7%. Non è difficile capire perché i grandi petrolieri scelgano di operare in Italia. Questa la conclusione: bisogna operare in fretta, muoversi in sinergia, agire per tempo e riuscire a bloccare le iniziative delle grosse società sia sensibilizzando l’opinione pubblica sia sollecitando le istituzioni preposte. Naturalmente è altrettanto importante iniziare a muoversi sulla strada dell’utilizzo delle energie alternative considerato che l’energia è indispensabile per la vita di tutti i giorni. Si è quindi passati alla parte propositiva della serata. Quali energie alternative possibili per Pantelleria ? La risposta ci è venuta dalla relazione dell’Ing. Gaspare Inglese che è partito da questo dato: Pantelleria dipende al 100% da fonti fossili, si consuma gasolio, benzina e GPL. Il 70% del consumo è impiegato per produrre energia elettrica, il comparto più energivoro è rappresentato dal dissalatore, in funzione dal 1994, che assorbe 1/3 dei consumi elettrici. Pantelleria garantirebbe una elevatissima diversità energetica, ma la possibilità di ricorrere a fonti rinnovabili si scontra purtroppo con un regime vincolistico legato alle zone SIC e ZPS, alla presenza della Riserva Naturale Orientata, al Piano Territoriale e Paesistico oltre che a quello Idrogeologico. Queste le alternative possibili.
“L’utilizzo di queste energie renderebbe marginale il termoelettrico e Pantelleria potrebbe proporsi come centro di dimostrazione di tecnologie innovative” è stata la conclusione di Inglese. Il dott. Sergio Minoli, dirigente scolastico che è anche ingegnere, ci ha invece parlato di alternative che già sono in atto. Il suo Istituto, infatti, ha visto approvato un progetto finanziato in parte dalla Comunità Europea e in parte dalla Regione Sicilia per l’istallazione di 220 mq di superficie di fotovoltaico e per il miglioramento della qualità degli ambienti scolastici in riferimento all’ecosostenibilità e alla sicurezza degli edifici. L’importo complessivo è di 350.000 euro, di cui il 47% sarà utilizzato per l’energia alternativa che verrà prodotta in misura di 19.865 KWh/annui. L’Istituto A. D’Aietti si è posizionato al 6^ posto su 142 scuole ammesse: “Un bel risultato per poter partecipare attivamente allo sforzo collettivo di migliorare il nostro ambiente”, ha concluso Sergio Minoli. Il Sig. Brignone ha poi mostrato alcuni esempi concreti di impianti fotovoltaici già istallati a Pantelleria, illustrandone le caratteristiche con riferimenti alla normativa vigente, mentre Tanino Bonomo, direttore della SMEDE, ha parlato delle possibilità innovative dell’azienda che, in collaborazione con grandi istituzioni ed università, sta studiando la possibilità di realizzare un impianto di dissalazione ad uso solare. Ha precisato inoltre che le nuove macchine hanno la possibilità di funzionare con olio di palma, bisogna naturalmente acquisire la certezza di continuità del rifornimento, reperibile a Catania. E’ anche allo studio un impianto misto solare/eolico, già in funzione a Lampedusa; sono stati rivisti alcuni impianti ottenendo dal 2000 un risparmio energetico del 40% e c’è comunque la disponibilità dell’azienda per un protocollo d’intesa con le varie istituzioni per percorsi alternativi. Il Presidente del Rotary, Antonello Ferrante, nel ringraziare i numerosi partecipanti, ha lanciato un messaggio di speranza: “Non possiamo certamente pensare di passare in blocco, con un tocco magico, alle energie alternative, ma sappiamo per certo che la Soprintendenza sta studiando dei sistemi per consentire di usare energie fotovoltaiche anche nei dammusi dove l’eolico non è possibile. Potrebbe partire invece il Parco eolico dell’Arenella, e il centro urbano potrebbe rendersi autonomo da un punto di vista energetico. Cercheremo di mantenere i contatti per ottenere qualche risultato nel 2011/2012.” http://www.pantelleria.com/news/lista_news.asp?NEWS_ID=7276 (solo su abbonamento)
Dal "CORRIERE DELLA CALABRIA" - 9/09/11
Crotone, l'Eni avvia lavori in mare senza alcun
preavviso di Rossana Caccavo
Una comunicazione affatto tempestiva. La scorsa notte, i crotonesi ed i turisti che stanno approfittando del prolungarsi dell’estate per rimanere in città, si sono visti spuntare una struttura enorme proprio davanti alla costa antistante Crotone. Non città turistica, ma presidio della multinazionale Eni, che continua ormai da tempo immemore ad approfittare della rassegnazione dei crotonesi e dei loro rappresentanti istituzionali e politici. Un rumore lento e costante arriva dal mare, la vista dell’impianto di perforazione atterrisce. I pescatori sono preoccupati a causa di questa nuova struttura che li costringe ad andare a pesca sempre più lontano. «Non conviene più - urlano al porto - costa troppo in carburante e non vi è nulla di certo».
http://www.corrieredellacalabria.it/stories/persone/547_crotone_leni_avvia_lavori_in_mare_senza_alcun_preavviso/
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Dal sito "WWW.CSUN.EDU/DORSOGNA" - 9/09/11
L'opposizione alla VIA della richiesta dell'ADX Collegandovi al link in calce segnato potrete leggere in un documento archiviato in formato Acrobat sul sito web di Maria Rita D'Orsogna, presso l'Università dove insegna in California, le osservazioni inviate al Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e al Ministero per i Beni e le Attività Culturali dall'Associazione Apnea Pantelleria, in merito alla Valutazione di Impatto Ambientale della richiesta di permesso di ricerca nell'area D364.CR.AX avanzata dalla società Audax Energy. Qui a seguire l'immagine dell'inizio del documento in data 29/08/11, che potete raggiungere anche semplicemente cliccando su di essa.
http://www.csun.edu/~dorsogna/nodrill/Audax_D364.CR.AX/OSSERVAZIONI_d364_AssociazioneApneaPantelleria.pdf
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Da una mia "NOTA su FB" del 9/09/11
L' ultimo numero del “Mediterranean Action Plan
di Guido Picchetti Questo è un documento che per la tutela del Mediterraneo merita davvero una lettura, e che spero i biologi marini italiani non ignorino. Purtroppo è in inglese. E' l'ultimo numero del “Mediterranean Action Plan – Magazine” pubblicato sul sito ufficiale dell’UNEP MAP. Risale all’Ottobre 2010, dopo di che ... silenzio. E' interessantissimo, valido per contenuti e per grafica. Cliccate sulla mappa per poterlo leggere dopo averlo scaricato.
http://www.facebook.com/note.php?note_id=277480462263776
Da "LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO IT" del 9/09/11 Petrolio nel Salento, altri 6 no dalla Puglia di Tonio Tondo «Hanno spacchettato l’Adriatico, lo hanno diviso in lotti e questo a noi non va bene». E’ l’assessore regionale all’ecologia, Lorenzo Nicastro, a dettare la linea dell’opposizione dura alla ricerca delle fonti petrolifere sottomarine. Ieri mattina il comitato della valutazione ambientale della regione ha detto sei “no” alle richieste di permesso presentate al ministero dello sviluppo economico. L’area interessata va dal Nord Barese a Santa Maria di Leuca.
La cosa strana è che la Northern abbia deciso di non presentare ricorso al consiglio di stato per far valere le proprie ragioni. Ma il giallo è durato pochi giorni. La società, una delle più importanti nella ricerca petrolifera - in Italia è alleata con la Shell in altre autorizzazioni sulla terraferma - ha riproposto la richiesta di permesso al ministero dello sviluppo economico. La novità è emersa in uno schema che gli uffici del governo hanno trasmesso alla regione il primo settembre. Nicastro e il vicepresidente Loredana Capone si sono meravigliati. «Non possono sottrarsi alle decisioni dei giudici». In realtà, il Basso Adriatico sembra un oggetto del desiderio. Se la Northern ha avviato nove richieste di permesso, altre società come la Petrolceltic Italia, con quattro proposte a Nord delle Isole Tremiti e la Spectrum che ha presentato una maxirichiesta per l’intero Adriatico puntano a far parte della partita sui giacimenti. Ufficialmente, non si sa quanto petrolio ci sia e di quale livello qualitativo. Qualche notizia può venire dai pozzi dell’Eni del campo “Aquila”, a 25 chilometri dalla costa brindisina. Pozzi in attività che pompano oro nero da giacimenti che dovrebbero contenere, in base alle notizie della stessa società, almeno 120 milioni di metri cubi di idrocarburi. Dice Carlo Doglioni, geologo della Sapienza di Roma, uno dei maggiori studiosi nel campo: «Sono le stesse rocce porose del mare del Gargano, quelle che contengono il petrolio. E’ chiaro che dove il fondo sottomarino presenta queste caratteristiche le società cercano gli idrocarburi». Ma è difficile per gli stessi ministeri districarsi nelle maglie burocratiche e acquisire tempestivamente le informazioni sul destino dei diversi lotti. Nicastro nella lettera fa riferimento all’opposizione dello stesso ministero alle richieste di riavvio di due richieste da parte degli inglesi. «Istanze respinte» si legge nello schema informativo. Così le due autorizzazioni sembrano incagliarsi nelle trappole amministrative. Ai funzionari, quindi, risulta annullato solo il permesso d 149. Il fronte del “no” al petrolio sembra ampliarsi. Associazioni ecologiche, politici e amministratori locali si mobilitano. I più attivi sono i gruppi del Gargano. Michele Eugenio Di Carlo, presidente del comitato per la tutela del mare, lamenta il silenzio del Salento. «Solo poche persone si sono fatte vive. Devo ringraziare l’arcivescovo di Lecce Domenico D’Ambrosio che ha espresso parole bellissime e forti sulla necessità di difendere la bellezza della nostra terra e del nostro mare». E’ stato il web il protagonista in questa prima fase. Lo stesso D’Ambrosio, originario di Peschici, stupenda comunità garganica che si affaccia sul mare, si è affidato alla rete: «Si fa davvero fatica a capire le scelte politiche che stanno alla base dell’autorizzazione concessa dal ministero per trivellare il nostro mare...La tutela e l’integrità delle bellezze che il Creatore ci ha affidato è compito dei singoli ma soprattutto delle istituzioni». Di Carlo vorrebbe Gargano e Salento alleati nella battaglia. L’assessore Nicastro alza il livello del conflitto: «Ci prepariamo a una lotta dura e prolungata». A carte bollate, ma anche con la mobilitazione civica.
http://lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=453561&IDCategoria=1
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La caccia a Pantelleria, per Di Marzo Come abbiamo raccontato ieri, nonostante il divieto imposto dalla Regione Sicilia, a Pantelleria il Sindaco Alberto Di Marzo ha deciso - sua sponte - di aprire la stagione della caccia, con una determina ed un avviso pubblico del 21 Agosto scorso.
Come mai allora Di Marzo ha deciso di fare di testa sua ? Leggendo bene l'ordinanza del Sindaco pare che sia tutta colpa del famoso coniglio selvatico pantesco. Secondo il sindaco di Pantelleria la legge darebbe la facoltà ai sindaci delle isole minori di derogare disponendo l’apertura della caccia in conformità con il calendario venatorio regionale "qualora l’attività venatoria venga valutata come compatibile con la presenza dei turisti". E secondo il Sindaco i cacciatori sono pochi, e i turisti forse ancora di meno.... Lo scrive papale papale: “l’attività della caccia è del tutto trascurabile e non rappresenta in alcun modo fonte di disturbo per i turisti presenti nell’isola nel mese di settembre. L’attività venatoria costituisce condizione indispensabile per evitare l’aggravamento dei danni alle produzioni agricole di pregio (vitigni, capperi) provocato dal soprapopolamento dei conigli selvatici non essendoci nell’ecosistema isolano predatori terrestri”. Quindi, ricapitolando, a Pantelleria ci sono pochi cacciatori, pochissimi turisti, e tanti, tantissimi conigli. Per questo con l’ordinanza numero 109 del 29 agosto 2011 il sindaco Di Marzo aveva disposto che l’attività venatoria poteva essere esercitata a partire dal 3 settembre. In un avviso pubblico si spiegava che sarebbe stata consentita la caccia al coniglio il lunedì, mercoledì e giovedì. Nelle giornate del 3, 5, 10 settembre è prevista una apertura per la caccia alle tortore. Siccome l'isola di Pantelleria è gran parte zona sottoposta a vincolo (SIC e ZPS), in pratica l'area per la caccia corrisponde in parte ai centri abitati, tant'è che il sindaco invitava infine i cacciatori a "prestare massima attenzione e di mantenere la distanza di sicurezza prevista dalle case abitate onde evitare spiacevoli incidenti"....
http://a.marsala.it/notizie-dalla-provincia/isole/33380-la-caccia-a-pantelleria-per-di-marzo-e-tutta-colpa-del-coniglio-e-un-po-della-tortora.html
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Nello Stato libero di Pantelleria succede ormai
anche questo "Caccia e Ambiente" è proprio una delle formazioni politiche che ha sostenuto Di Marzo nella sua corsa a Sindaco nel 2010, ed ha eletto anche due consiglieri comunali, Francesco Gabriele e Leonardo Valenza. Qundi, come fare a meno di sottrarsi alla richieste dei cacciatori? Signori, dal 3 Settembre la caccia è aperta. Buon divertimento e sparate con prudenza. Il merito è sempre di quelli di "Caccia e Ambiente" che si complimentano per il loro "lavoro certosino", con "argomentazioni inconfutabili" per "stimolare" il provvedimento di Di Marzo. E a proposito, scrivono in un comunicato: "L’opera del Partito Caccia Ambiente si rivolge adesso al resto delle Isole minori dove tuttavia registriamo elementi ostativi all’emanazione delle ordinanze di autorizzazione per la presenza in tutto il territorio delle Z.P.S. Se sarà possibile fare qualcosa non rimarremo a guardare". Peccato che la Regione Siciliana è stata molto chiara, e ha stabilito che per le isole minori, Pantelleria compresa, la caccia parte il primo ottobre. Per due ordini di motivi: primo perché ci sono molte specie protette di uccelli che stanno per migrare; secondo, perché nelle isole minori, crisi permettendo, Settembre è pur sempre un mese di buone presenze turistiche. E invece, alla faccia di specie protette e turisti (anche loro, di questo passo, in estinzione a Pantelleria), il Sindaco Di Marzo ha deciso di fare impugnare la doppietta ai suoi amici cacciatori. La singolare decisione ha fatto ridere in tanti, e arrabbiare in tantissimi. “Si tratta di un fatto abnorme – dichiara Angelo Dimarca di Legambiente Sicilia - in quanto le leggi vigenti non prevedono alcuna competenza dei sindaci in materia di apertura della caccia”. Legambiente ha subito denunciato il primo cittadino di Pantelleria, che rischia grosso per questa sua leggerezza a favore dei cacciatori dell’isola: la censura e la condanna alle spese processuali nel ricorso già presentato dinnanzi al Tar di Palermo. “Abbiamo chiesto immediatamente al Sindaco di ritirare la sua determina” dichiara il capogruppo dell’opposizione Giuseppe La Francesca, che specifica: “Non siamo contro l'esercizio dell'attività venatoria, ma siamo consapevoli che bisogna agire nel rispetto della legalità”.
http://a.marsala.it/notizie-dalla-provincia/isole/33367-e-a-pantelleria-il-sindaco-di-marzo-apre-la-caccia-a-modo-suo.html
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Da un Comunicato di "PRO NATURA" del 7/09/11 MOVING PLANET A CATANIA
A day of natural blue sea – Enjoy the nature in
Sicily
Da "VILLAGGIO GLOBALE" del 7/09/11 MOVING PLANET A CATANIA
Meglio perforare prima che il parco diventi
blu... di Carmelo Nicoloso (*)
La Federazione nazionale Pro Natura attraverso il progetto Mediterraneo ed il Comitato parchi nazionali aderendo all'evento «Moving Planet» (350.org) programmato per il 24 settembre 2011, organizza «A day of natural blue sea» lungo le coste della Sicilia orientale, con il coinvolgimento di organismi istituzionali preposti alla conservazione della natura e la partecipazioni di diverse associazioni di volontariato. L'attività di fruizione del mare protetto lungo le coste della Sicilia orientale, si prefigge quale obiettivo principale quello di far conoscere ed apprezzare scenari paesaggistici straordinari, ecosistemi unici ricchi di tantissima biodiversità. I sub dell'associazione Pro Natura Mare Nostrum si adopereranno ad effettuare immersioni nei suggestivi fondali marini nelle Amp dell'Isole dei Ciclopi e del Plemmirio, d'intesa con gli enti gestori saranno altresì organizzate visite guidate nelle aree protette a condizioni convenzionate. 350 è il valore di ppm (particelle per milione) di CO2 nell'atmosfera che secondo gli studiosi in materia si dovrebbe raggiungere per tentare almeno di mitigare i cambiamenti climatici in crescendo. Attualmente a quanto pare abbiamo raggiunto un picco di ben 390 ppm, quando solo 200 anni fa nell'aria del pianeta ce n'erano mediamente 275... Intorno a questo numero fatidico di 350, che rappresenta appunto il limite di sicurezza di particelle di CO2 nell'aria che respiriamo, si è creato nel mondo un movimento che sta cercando di sensibilizzare al massimo la popolazione del nostro pianeta, dopo che scienziati, esperti di problemi climatici e molti governi nazionali hanno capito i rischi che tutti corriamo nel superare quel limite, e come occorra tornare rapidamente sotto le 350 ppm. E se non si fa entro questo secolo c'è un serio pericolo di raggiungere un punto di non ritorno, con fenomeni irreversibili che metterebbero a rischio la nostra esistenza (come, ad esempio, lo scioglimento dei ghiacci della Groelandia). Sono noti a tutti i recenti disastri provocati dalle piattaforme petrolifere nel Golfo del Messico e nel mare di Scozia, con i relativi effetti devastanti ed immediati sugli ecosistemi e sulla biodiversità specialmente quella animale, gli esorbitanti costi che comporta la bonifica, senza escludere l'impatto a medio e lungo periodo sulla popolazione, in termini di esacerbazione di malattie respiratorie, patologie della pelle e dell'incidenza di tumori. Nel territorio della Regione Sicilia possiamo considerare come esempio il Polo Petrolchimico siracusano, sorto negli anni Cinquanta, e ancora oggi sono tangibili i segni provocati sugli habitat naturali e sulla popolazione, con aborti e/o nascite di bambini malformati, l'aumento di forme tumorali, in particolare quelle polmonari. Non meno importante, è da considerare gli effetti sul valore economico, non stimabile, oltre che del danno ambientale procurato, anche sull'economia dell'industria locale della pesca e del turismo. Le trivelle della compagnia petrolifera Audax Energy sono già entrate in attività al largo di Pantelleria, si attendono nuove connessioni. Proprio lì dove, dal 2007, è prevista la nascita del Santuario marino per i cetacei del Canale di Sicilia. Dopo tre anni dall'accordo tra Italia e Malta, non solo dell'area protetta non c'è traccia, ma nuove perforazioni mettono in pericolo la salute di tutto il Mediterraneo, anche a causa della natura geologica del fondale perforato. (*) Coordinatore sud Italia Comitato Parchi; Responsabile progetto Mediterraneo Pro Natura; Segretario rapporti istituzionali Pro Natura Mare Nostrum
Da "LA VALLE DEI TEMPLI" del 7/09/11
Il Sindaco di Pantelleria apre con propria
ordinanza la caccia
"Si tratta di un fatto grave ed abnorme – dichiara Angelo
Dimarca, Responsabile regionale del Dipartimento Conservazione Natura di
Legambiente Sicilia – in quanto le leggi vigenti non prevedono alcuna
competenza dei sindaci in materia di apertura della caccia. Inoltre, già
lo scorso anno alcuni sindaci delle Madonie che avevano autorizzato gli
abbattimenti dei cinghiali erano stati censurati e condannati anche al
pagamento delle spese processuali con diverse sentenze del TAR Palermo."
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Trivellazioni e petrolio
in Italia.
Un'intervista di Maurizio Bizzicari L'amico Guido Picchetti che da anni risiede a Pantelleria, ci aggiorna quotidianamente con il suo Echi di stampa Stretto di Sicilia sulla situazione delle trivellazioni nel mare di Pantelleria e nel Canale di Sicilia. L'altro ieri ha pubblicato l'intervista al fisico Maria Rita D'Orsogna che ci sentiamo in obbligo di riprendere integralmente e che vi invitiamo a diffondere. È una lettura illuminante che deve scuotere le nostre coscienze! La fotografia è tratta dal blog di Maria Rita D'Orsogna.
http://www.maremagazine.com/
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Dall' "ALBO PRETORIO DEL COMUNE DI PANTELLERIA" del 7/09/11
Il parere negativo alla richiesta di V.I.A. di Guido Picchetti Qui potete leggere il comunicato ufficiale affisso stamane all'Albo Pretorio del Comune di Pantelleria, con cui è stato espresso parere negativo per incompatibilità ambientale al permesso di ricerca "364 CR-AX" situato nel Canale di Sicilia avanzato dalla Audax Energy srl.
http://www.guidopicchetti.it/Il%20CPPM%20di%20Pnt/News%202010/echi_stampa/ec_stampa%202011/Doc%20Acrobat%202011/parere%20VIA_AUDAX.pdf
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Petrolio, interrogazione
“I dati raccolti nel 2011 da Goletta Verde, durante la
campagna estiva di Legambiente - sottolinea Bugnano - sono estremamente
preoccupanti e testimoniano che a devastare il Mediterraneo e le sue
coste non sono soltanto la cementificazione selvaggia e gli scarichi
fognari illegali ma anche le trivellazioni petrolifere dei fondali
marini. Evidentemente il disastro provocato dalla Bp nel golfo del
Messico, meno di un anno fa, non ha insegnato nulla agli amministratori
visto che dal maggio 2011 risultano rilasciati 25 permessi di ricerca
per l'estrazione di idrocarburi. Di queste 12 interessano il Canale di
Sicilia, ed altre 40 interessano la stessa regione, soprattutto in
luoghi splendidi come Pantelleria e le isole Egadi. Altre ricerche
potrebbero essere effettuate in Abruzzo, Puglia e Basilicata. La tutela
dell'ambiente e delle coste siciliane ed italiane - chiede l'Idv - deve
essere un interesse primario del Governo e delle amministratori locali,
anche alla luce della crescente valorizzazione turistica di questi
luoghi".
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Da "QUOTIDIANO DI SICILIA" del 6/09/11
Sconcertante silenzio del Governo di Marina Pupella PALERMO - “Prosegue, coperta dallo sconcertante silenzio del Governo, la corsa delle società straniere all’oro nero di Sicilia. Studi all’insegna del copia e incolla, relazioni stilate da dietro una scrivania, senza aver mai conosciuto i luoghi e c’è persino chi si è dimenticato di un vulcano sommerso. Quindi, si presenta tale documentazione al ministero dell’Ambiente e si possono impiantare pozzi petroliferi a pochi passi dalle isole”. A denunciarlo è Leandro Janni, consigliere nazionale di Italia Nostra, che critica aspramente, attraverso una nota diffusa ai giornali, la superficialità con cui gli organi istituzionali competenti, i ministeri dell’Ambiente e dei Beni culturali in primis, stanno affrontando la delicata questione delle trivellazioni a largo di Pantelleria e delle isole Egadi. Faciloneria confermata per altro anche dalla Northern Petroleum, una delle società interessate ai nuovi pozzi nel Canale di Sicilia: “La legislazione che vieta le trivellazioni off-shore entro le 12 miglia dalla costa avrà un effetto irrilevante”. In altri termini, le trivellazioni vanno avanti. Tutto questo malgrado le forti opposizioni e il dichiarato no, di enti locali, cittadini e associazioni. “Tutti vogliono trivellare il mare siciliano- accusa ancora Janni- colossi e società sconosciute: la San Leon Energy è una srl con capitale di diecimila euro. La sede è in un paesino della Puglia. Qualcuno ha provato a contattarli, ma ai recapiti forniti rispondono altre società. Non solo: la ditta risulta inattiva ed è stata ceduta a una società madre in Irlanda. Niente di irregolare, però elementi che, secondo le associazioni presenti sul territorio, suscitano allarme”. Gli fanno eco l’ingegnere Mario Di Giovanna e l’associazione AltraSciacca. “Come si fa a concedere a un soggetto di queste dimensioni sondaggi tanto delicati? In caso di disastro su chi rivalersi? Altra società che vanta importanti diritti ottenendo concessioni con l’attuale esecutivo nazionale, è La Audax Energy. Questa ha un capitale di 120mila euro e rientra nella galassia di imprese del geologo Luigi Albanesi. Come esperto, ha firmato studi per le società petrolifere. Anche le proprie”. E qui Di Giovanna aggiunge: “Niente di illecito, ma ci pare poco opportuno che lo stesso amministratore firmi le relazioni tecniche delle sue imprese”. Dopo le polemiche, le denuncie dello scorso anno, il ministro Prestigiacomo ha posto dei limiti, dei divieti per le ricerche: da 5 a 12 miglia dalle coste e dalle zone protette. Alcune domande sono state bocciate. La corsa, però, è ripresa. Ma perché tanto interesse verso la Sicilia? Il consigliere di Italia Nostra è scettico sul fatto che sotto l’Isola ci siano quantità rilevanti di petrolio. “Le ragioni sono altre - prosegue - le royalties che le compagnie pagano alla Sicilia sono tra le più basse d’Italia (l’Emilia Romagna, con quantità inferiori di idrocarburi, incassa 33 volte di più), che già vanta royalties tra le più basse del mondo. Lo dicono i produttori nei loro siti: “La struttura delle royalties in Italia è una delle migliori del mondo. Per i permessi offshore le tasse sono solo del 4 per cento, ma nulla è dovuto fino a 300.000 barili l’anno”. E pensare che il governatore della Sicilia non fa altro che spifferare ai quattro venti che “le imprese che sfruttano il territorio siciliano devono pagare le loro tasse qui in Sicilia”. Sì, ma quando e da quando, non è dato sapere. Ad ogni modo, le associazioni presenti sul territorio Lega navale italiana sezione di Sciacca, Greenpeace onlus, Italia Nostra - Sezione di Sciacca, L’AltraSciacca, Cittadinanza attiva - Procuratore dei cittadini, Cgil sede di Sciacca, costituitesi in un comitato denominato “Stoppa la piattaforma” non mollano.
http://www.qds.it/8127-sconcertante-silenzio-del-governo-sulle-trivellazioni-nel-canale-di-sicilia.htm
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Da "20 CENTESIMI IT" - 6/09/11 Riprendono le trivellazioni, torna l’allarme a Brindisi di Victor Botta
3/09/11 - A pochi giorni dalle sospette fiammate del
Petrolchimico che hanno allarmato la città, la questione ambientale
torna al centro della scena a Brindisi.
Tuttavia il progetto trivellazioni affonda le sue radici molto tempo fa. Nel 1981 fu individuato il giacimento che prese il nome “Aquila” e nel 1993 il progetto fu presentato a Brindisi da Eni, Agip e dal ministro dell’Industria di allora Paolo Savona. Tra il 1993 ed il 1995 è avvenuta la perforazione di due pozzi sottomarini collegati alla piattaforma “Fpso” (Floating Production Storage Offloading). L’estrazione del greggio, invece, iniziò nel 1998 e si è conclusa nel 2006 a causa di lavori di manutenzione degli impianti. Ora tutto è pronto per la ripresa delle estrazioni e, come rivela il Nuovo Quotidiano di Puglia, al largo di Brindisi si è in attesa dell’arrivo dell’unità Fpso che è attualmente in navigazione nel cantiere di Dubai e che dovrebbe arrivare alla piattaforma a metà settembre. In questi giorni, dunque, si sta predisponendo il necessario all’ormeggio dell’impianto off shore (boe, cavi, ganci ecc). Non si effettueranno, dunque, nuove trivellazioni ma si riapriranno i pozzi già esistenti. Gli ambientalisti però non si danno per vinti e promettono di essere pronti a scendere in piazza e di far sentire con forza la loro voce con incisive azioni di protesta con l’appoggio dell’ intera cittadinanza. La preoccupazione per possibili sciagure ambientali è molto forte:
Gli attivisti del Comitato si chiedono, infine, quali siano gli intendimenti al riguardo delle amministrazioni locali, del Comune (ora commissariato), della Provincia e della Regione Puglia.
http://www.20centesimi.it/blog/2011/09/03/riprendono-le-trivellazioni-torna-l%E2%80%99allarme-a-brindisi/
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Da una mia "NOTA su FB" del 5/09/11
Quando sembra che il tempo non passi mai... di Guido Picchetti A proposito di articoli già pubblicati che non invecchiano, leggetevi questo che riporto qui in una nota su FB e ditemi se può essere ritenuto datato. L'ho scritto per "Blog Sicilia" giusto un anno fa, ma, capitatomi sotto gli occhi, a me sembra che sia oggi ancora più attuale di ieri, e invito pertanto i miei amici vecchi e nuovi che si interessano a questo problema delle trivellazioni nello Stretto di Sicilia a tenerlo ben presente. In esso sono denunciati alcuni importanti dati di fatto che nessuno può smentire, e le inadempienze delle classi dirigenti, di qualunque parte politica siano state ieri o siano oggi, risultano più che evidenti. Non aggiungo altro e mi limito a ripubblicare quell'articolo nella stessa versione che lo pubblicai il 27 Agosto 2010 senza cambiare una virgola, con l'aggiunta unicamente di questa premessa... (e di una piccola chiosa...). Le acque del Canale di Sicilia dovrebbero essere protette…
.... naturalmente di buon passito di Pantelleria,
aggiungo, che, una volta sorbito con gusto, fa fare a tutti dei bei
sonni profondi!!!
Dalla "BACHECA su FB" di Maria Rita D'Orsogna del 5/09/11 TR NEWS di Tele Rama del 05.09.11 Le trivelle della NP davanti Santa Cesarea La NP entra in azione poco al largo della costa pugliese. Le devastanti manovre di petrolizzazione dell'Adriatico e del Salento vengono denunciate da un ottimo servizio di Tiziana Colluto attenta giornalista della tv locale TeleRama. E già si hanno le prime esternazioni politiche. Ora le amministrazioni non possono far finta di non sapere e devono muoversi seriamente a contrastare questi saccheggiatori e portatori di morte!
http://www.facebook.com/dorsogna
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Intervista al fisico Maria Rita D'Orsogna
Trivellazioni e petrolio di Guido Picchetti
La racconto in breve in quanto da l’idea immediatamente del carattere del personaggio che ho avuto oggi l’onore di intervistare (a distanza, in questo momento Maria Rita è a Santa Monica in Califormia, nei pressi dell’Università dove insegna fisica), e della quale riporto con estremo piacere le dichiarazioni in questo articolo che mi auguro possa chiarire le idee sul problema delle trivellazioni petrolifere nel Mediterraneo a chi avrà modo di leggerlo. La nostra conoscenza risale a qualche settimana fa, quando la rassegna stampa di “Google” mi segnalò un articolo sulle trivellazioni in Italia pubblicato in un blog dedicato a tali temi, riferendosi particolarmente a quanto da qualche tempo stava accadendo in Abruzzo e davanti alle sue coste. In esso si parlava anche del problema delle trivellazioni nello Stretto di Sicilia intorno a Pantelleria, e notai che erano riportate in proposito alcune inesattezze. L’articolo era postato da una “certa Maria Rita“, e, facendo rilevare la cosa in un successivo mio articolo sull’argomento che pubblicai in rete, così apostrofai l’autrice, in un modo certamente poco elegante e di cui ancora adesso mi scuso... La sera stessa ricevetti una richiesta di amicizia su FB da una “certa” Maria Rita D’Orsogna. E fu facile per me fare “quattro” con “due più due”, e accettarla come “amica” senza ancora saper bene chi fosse, ma solo per il carattere della persona che la richiesta di “amicizia” testimoniava, a dimostrazione di come non se la fosse minimamente presa per le mie osservazioni critiche. Scopri solo dopo chi fosse realmente quella Maria Rita, il suo curriculum, le sue esperienze, lo spessore del personaggio, e l’impegno che da alcuni anni in questo campo andava manifestando in difesa del territorio dei suoi genitori, confrontandosi e battagliando con politici e scienziati della materia... E a questo punto, è facile capirlo, fui io a dover arrossire per questa mia ignoranza... Ma fui anche lieto di averla potuto conoscere, e sono certo che questo piacere sarà condiviso anche da altri. È una di quelle persone che all’estero fa onore all’Italia, ma che non ha certamente dimenticato il suo Paese d’origine, ma anzi si batte per esso e perché possa esserci per tutti noi un futuro migliore... Chi è Maria Rita D’Orsogna ? Cenni biografici ... Sono figlia di genitori abruzzesi emigrati negli USA prima che io nascessi. Per tutta la vita ho vissuto fra due mondi diversi – il Bronx e i campi d’Abruzzo – che fanno ugualmente parte di me e che in un modo o nell’altro si complementano nella mia vita. Ho studiato fisica all’Università di Padova e poi sono venuta negli USA a fare il dottorato, a Los Angeles. È una città che agli europei può sembrare difficile – con spazi enormi, la necessità di una macchina, la mancanza di un vero centro cittadino – ma che io amo particolarmente. È una città dove la maggior parte degli abitanti non è bianca e in cui nessuno si sente diverso, perché veniamo tutti da paesi, e culture distinte. C’è molta ricchezza umana e culturale qui, e una volta arrivata non sono voluta più andare via. È la mia casa. Professionalmente sono un fisico, professore associato presso il dipartimento di matematica della California State University at Northridge, a Los Angeles. Com’è nato il suo impegno in fatto di tutela ambientale in Abruzzo e in Italia (Adriatico, Basilicata, Pantelleria, etc.) ? Nell’ottobre del 2007 mi telefonò un amico da Lanciano, in Abruzzo, dove vivono i miei genitori e in conversazione menzionò questo misterioso “Centro Oli” di Ortona. Non c’erano molte informazioni all’epoca su quella che poi scoprimmo essere una raffineria proposta dall’ENI fra i campi del Montepulciano per trattare petrolio di scarsa qualità e fortemente inquinante. Capii subito però che estrarre petrolio scadente e raffinarlo fra i vigneti era qualcosa di nefasto che non avrebbe portato niente di buono all’Abruzzo. Così, anche se da lontano, anche se tutti mi dicevano che era una battaglia persa, mi misi all’opera. Presi dei libri dall’università e studiai meglio la situazione, parlai con colleghi americani, con persone di Ortona. Una volta che il quadro mi divenne chiaro – sui limiti emissivi di sostanze inquinanti in Italia, sull’idrogeno solforato, sugli effetti degli scarti petroliferi nella vita delle persone e sul ciclo agricolo e ambientale – ho cercato di diffondere il messaggio ai cittadini. Pian piano la battaglia si è allargata alle concessioni marine d’Abruzzo e in altre parte d’Italia: con inviti di coinvolgimenti in altre realtà locali come Savona, la Brianza, la Murgia, il Polesine. Chioggia, le isole Tremiti, la Basilicata, il Salento, Pantelleria. Come dire di no?
Alla fine siamo un Paese solo e salvare l’Abruzzo non
serve a niente se poi invece i pozzi li fanno in altre regioni.
Ovviamente il tempo è sempre tiranno, ma cerco di fare il meglio che
posso, anche con qualche sacrificio personale in termini di tempo
libero. Sicuramente con l’informazione, con un maggior attivismo da parte dei cittadini, e con la pressione sui nostri politici. I progetti petroliferi riguardano tutta la dorsale adriatica e si snodano dal Piemonte alla Sicilia. Occorre che l’Italia decida che tipo di nazione vuole essere – un campo di petrolio, o quello che a suo tempo era il giardino del mondo? Non possiamo essere tutto allo stesso tempo. Non possiamo pensare di attrarre turisti in Salento o a Pantelleria ed accoglierli con raffinerie e pozzi di petrolio. Abbiamo l’esempio lampante di Taormina e di Gela. La prima tanti anni fa rifiutò di diventare sede di impianti petrolchimici, la seconda disse si. A distanza di 50 anni, e’ evidente quale sia stata la scelta più oculata e chi ha ora una qualità di vita migliore. Pasquale de Vita, il presidente dell’Unione Italiana Petroliera afferma che l’Italia è in “competizione sbilanciata” con l’Arabia Saudita per la produzione di petrolio perchè nel nostro paese la protezione dell’ambiente pone maggiori vincoli che in Arabia Saudita. Ci si deve rendere conto che non siamo e non saremo mai l’Arabia Saudita! Affermazioni come questa possono essere fatte perché, almeno sul tema petrolio, in Italia veramente manca l’informazione di base, diffusa. Molte persone pensano che il petrolio li farà arricchire e che è tutto necessario per i nostri stili di vita del 21esimo secolo. Invece non è così: intanto ad arricchirsi saranno gli investitori stranieri e non certo i cittadini, visto che le royalties, e in generale le percentuali che restano sul territorio in Italia, sono bassissime. Il più grande giacimento europeo è in Basilicata e produce solo il 6% del fabbisogno nazionale. Questo vuol dire che volenti o nolenti, continueremo a importare petrolio dall’estero a lungo. La Basilicata è un ottimo esempio della mancanza di informazione: quando i petrolieri – ENI e Total – arrivarono circa 15-20 anni fa promisero mari e monti. Oggi la Basilicata è la regione più povera d’Italia, trovano petrolio nel miele, le dighe sono inquinate da idrocarburi, con morie di pesci, alcune sorgenti idriche sono state chiuse, seppelliscono immondizia tossica petrolifera nei campi e trivellano nei parchi. Vigneti, meleti e campi di fagioli che sorgono vicino a pozzi e raffinerie sono rovinati. I tumori aumentano e così pure la disoccupazione e l’emigrazione. È questo che vogliamo per l’Italia? Per il 6% del fabbisogno nazionale di petrolio? Non sarebbe più intelligente invece incentivare seriamente l’industria del fotovoltaico obbligando edifici e fabbriche ad installare pannelli solari o obbligando i costruttori a costruire edifici eco-sostenibili e a risparmio energetico? Il governo centrale fa poco per diffondere informazione, e anche per monitorare che tutte le attività petrolifere siano condotte nel rispetto delle regole. A fronte di tutti questi disastri ambientali in Basilicata non ho mai sentito il Ministero dell’Ambiente pretendere maggiori controlli, fare multe salate o aprire cause contro l’ENI e a difesa dei cittadini. Mai. Spesso gli investitori stranieri sanno ciò che accade in Italia prima e meglio degli italiani stessi. Io stessa prendo la maggior parte delle informazioni dai siti stranieri. Com’è possibile tutto questo? Come mai il governo norvegese spiega ai suoi cittadini sulle sue pagine web e in inglese, in modo che tutti capiscano, che le estrazioni di petrolio “causano inquinamento all’aria, all’acqua e ai fondali marini”, mentre il governo italiano non dice niente? Abbiamo limiti legali spesso migliaia di volte più alti che in altri paesi – per la diossina, per l’idrogeno solforato ad esempio – oppure dei limiti in mare per le trivelle che sono veramente ridicoli. Fino al 2010 si potevano costruire piattaforme dove si voleva. Nel 2010 arriva il decreto Prestigiacomo che impone il limite a circa 9km da riva. In California, per contro, è dal 1969 che non si costruiscono più impianti petroliferi in mare, e la zona di interdizione alle trivelle off-shore è di circa 160 chilometri per proteggere turismo e pesca. Il raffronto non regge: 9km contro 160. Che protezione può offrire un pozzo a 9.5 chilometri da riva? Qui in Italia molto spesso il cittadino comune queste cose non le sa. Ma anche quando le sa, l’attivismo degli italiani è spesso deludente. Ci sono cittadini eroici, ma la persona media crede che ci sarà qualcun altro che li salverà oppure, accetta tutto fatalisticamente, ritenendo che è inutile perderci tempo perchè tanto è tutto già deciso. Questo è un atteggiamento sbagliato perchè non si cresce – e che esempio diamo ai giovani se ci arrendiamo prima ancora di cominciare? O se lasciamo credere loro che l’idealismo non porta da nessuna parte? Vincere invece è possibile, se ci si crede davvero e se si è tutti uniti. Basta solo guardare com’è finita la storia del “Centro Oli” di Ortona: l’ENI lo considerava un progetto di punta, aveva tutti i permessi pronti, il presidente della regione Abruzzo all’epoca Ottaviano del Turco e il sindaco di Ortona Nicola Fratino erano favorevoli; l’assessore all’ambiente Franco Caramanico aveva detto che si trattava di una occasione che l’Abruzzo non poteva perdere, e le trivelle erano pronte per partire. Avevano detto sì anche Bersani, Di Pietro e Pecoraro Scanio. Invece grazie all’informazione, e all’attivismo intelligente dei cittadini siamo riusciti a scongiurare la costruzione di questa raffineria. Abbiamo martellato la classe politica per mesi ed anni, facendo diventare il tema del petrolio uno dei più importanti della campagna elettorale del 2008-2009. Siamo riusciti anche a sconfiggere alcuni pozzi a mare d’Abruzzo – della Petroceltic e della Mediterranean Oil and Gas – sebbene l’attuale presidente della regione Gianni Chiodi non si mostri particolarmente interessato alla faccenda. Il tutto perchè noi cittadini l’abbiamo fortemente voluto, e voluto più dei petrolieri e di alcuni politici corrotti. Il pericolo delle piattaforme off-shore nei mari italiani sta crescendo con un ritmo esponenziale. Come affrontarlo? Come sopra: con l’informazione, l’attivismo, la pressione incessante sui politici. Per i pozzi già trivellati purtroppo c’è poco da fare, e si può solo esigere che il tutto venga fatto il più possibile nel rispetto dell’ambiente. Ma per quelli ancora non autorizzati c’è molto che si può fare. A livello civico, l’Europa impone che il parere dei cittadini per tutti gli impianti di forte impatto ambientale sia ascoltato e rispettato. Il Ministero dell’ambiente e delle attività produttive lascia un periodo di circa 60 giorni in cui si possono valutare i progetti petroliferi (ma anche di inceneritori, cave e discariche) e in cui i cittadini possono dire la loro in modo ufficiale o “scrivere osservazioni”. La scrittura di testi al Ministero è uno strumento importante che la gente però non conosce o in cui non ripone troppa fiducia, proprio per mancanza di informazione. In Abruzzo a suo tempo abbiamo messo su una forte campagna di coinvolgimento dei cittadini per i pozzi descritti sopra, e abbiamo mandato oltre 200 lettere di opposizione da parte di cittadini, associazioni e anche da parte della chiesa cattolica direttamente al Ministero dell’Ambiente. Il Ministero ha poi bocciato il pozzo “Ombrina Mare” citando anche le nostre osservazioni fra le motivazioni del diniego. E una cosa simile sta avvenendo alle isole Tremiti, dove gli avvocati stanno facendo ricorso al TAR contro le trivelle Petrocelitc nei mari del Gargano – una follia -, usando proprio le nostre osservazioni come una delle argomentazioni contro le piattaforme, in quanto manifestazione della volontà popolare nel rispetto delle leggi europee. Una iniziativa simile è in corso anche per le trivelle a Pantelleria: e se si vuole manifestare la propria contrarietà al governo, basta solo seguire le istruzioni qui riportate [1]. Tutto questo deve essere accompagnato da un attivismo costante: in una parola occorre rompere le scatole ai politici il più possibile e ricordare loro che o si adoperano per il bene comune oppure non saranno più votati, a prescindere dal colore politico. La situazione delle trivellazioni petrolifere off-shore riguarda l’intero Mediterraneo. Oltre all’Italia sono coinvolte molte altre Nazioni che lambiscono le sue sponde (Malta, Tunisia, Libia, Grecia, Cipro, Israele...). Come rispondere alla corsa all’oro nero nel “Mare Nostrum”? È un discorso molto importante, che dovrebbe portare ad un rapido accordo di tutte le nazioni che si affacciano sul Mediterraneo con una politica comune di difesa del mare di fronte a un tale problema. Le basi politiche per poter operare ci sono già da tempo. Basti pensare alla Convenzione di Barcellona, ai protocolli sottoscritti da tutti i Paesi Membri, Unione Europea compresa, e all’UNEP-MAP (Units Nations Environment Program-Mediterranean Plan Action), l’organismo istituito dalla Convenzione sotto l’ombrello della Nazioni Unite per realizzare il “Piano di Azione per la Tutela Ambientale del Mediterraneo”. L’Italia dovrebbe giocare un ruolo fondamentale in tutto questo. Ad esempio, un buon punto di partenza sarebbe un accordo con le nazioni dell’ex Yugoslavia per vietare le trivelle in Adriatico. Si potrebbe poi sperare in una azione allargata che riguardi i paesi di tutto il bacino Mediterraneo. Ma è sempre dal piccolo che si parte: ad esempio, sono stupita che dopo 20 anni ancora non si riesca a trovare la parola fine per l’instaurazione dell’area marina protetta di Pantelleria. Venti anni sono davvero troppi. Decidersi su quest’area protetta sarebbe un ottimo punto di partenza, anche per sensibilizzare i cittadini a quanto importante sia la difesa del mare, per poi mirare a cose più grandi. Come vedono negli USA la situazione della corsa all’oro nero nel Mediterraneo? Non se ne parla molto perché non ne parla nemmeno più di tanto la stampa italiana. Quando però ne parlo ai miei colleghi e amici americani, ad esempio del fatto che si voglia trivellare a 10 chilometri da Venezia, restano tutti allibiti, e non riescono a capacitarsi di come una nazione possa essere così cieca da non volere proteggere una delle città più belle del mondo. La laguna veneta è fragile ed estrarre petrolio o metano porterà a casi di subsidenza e di abbassamento ulteriore dei fondali marini. E qui negli USA sono ancora più sconvolti quando spiego loro che fino al 2010 non c’erano regole per il petrolio in mare. Ma gli americani sono anche un popolo pratico, e la prima cosa che dicono è: cosa posso fare in prima persona per aiutare ? Sarebbe bello se anche in Italia potessimo essere un po’ così, capaci di mostrare solidarietà nazionale in un problema che ci accomuna tutti. “Moving Planet”, vale a dire “da una smossa al tuo pianeta”... Così è denominata l‘iniziativa promossa dal gruppo “350 org” per il 24 settembre p.v. in tutto il mondo. Qual è la partecipazione italiana ? Secondo gli scienziati, per avere un pianeta sano occorrerebbe che l’aria che respiriamo avesse una concentrazione di anidride carbonica non superiore a 350 parti per milione (350 ppm). Attualmente siamo a 390 ppm ed bisogna abbassare evidentemente questo valore di circa 40 punti. Diversi anni fa, un gruppo di attivisti da tutto il mondo si è riunito per sensibilizzare i cittadini sul problema del riscaldamento globale, sulla necessità di ridurre l’uso di fonti fossili e in generale di vivere una vita più sostenibile. Il loro nome è proprio “350.org” e periodicamente organizzano eventi e manifestazioni a livello mondiale. Per Sabato 24 settembre 2011 “350.org” ha lanciato l’iniziativa di organizzare in tutte le nazioni della Terra eventi legati al tema della sostenibilità. In Italia, a Catania e Siracusa si celebrerà “A day of natural blue sea”, finalizzato alla sensibilizzazione contro le trivelle nei mari della Sicilia. Ma altri eventi ci saranno anche a Milano, Brindisi, Napoli Roma e Pontinia (Latina) per incoraggiare l’uso della bicicletta in città, e altri ancora ad Ancona e Torino per incentivare il consumo di cibo prodotto localmente. Maggiori informazioni si possono ottenere qui [2]. Perché lei fa tutto questo? Perché personalmente non posso accettare che delle ditte straniere vengano a fare in Italia delle cose che altrove non sarebbe lecito, e ciò a causa, principalmente, dell’ignavia di chi ci governa. E non è solo una questione di ambiente, è una questione di giustizia sociale. Chi soffrirà gli effetti delle trivelle selvagge? Il contadino, il pescatore, l’operatore turistico, il cittadino che vive vicino all’impianto petrolifero, e soprattutto un domani i nostri figli. Non certo il Ministro Prestigiacomo. No, non lo posso tollerare, perchè non è giusto. E spero veramente che tutti si rendano conto di quanto importante sia il coinvolgimento del cittadino medio nelle battaglie alla difesa dei beni comuni, perchè alla fine si vince veramente se siamo tutti informati, intelligenti, attivi e sappiamo cosa vogliamo. L’Abruzzo, Pantelleria, la Basilicata, il Salento, sono nostri e dovremmo essere noi come collettività a difendere il nostro vero unico patrimonio con le unghie e con i denti, da Nord a Sud, e tutti i santi giorni della nostra vita.
URL in questo post:
Da una "FOTO su Facebook" del 5/09/11
Petrolieri ? Non crediamoci. postata da Guido Picchetti Un manifesto che tutti i panteschi dovrebbero leggere per prendere coscienza e conoscenza di cosa rischiano con certe prese di posizione, o anche soltanto con l'ignorarle. Il manifesto riguarda l'Abruzzo, è vero, ma i problemi denunciati e la situazioni createsi sono molto simili in tutte le zone italiane toccate oggi dal rischio trivellazioni petrolifere, sia in terra che in mare...
Se volete vederlo ingrandito e leggerne più facilmente il
testo nei dettagli andate all'url:
Commenti su FB a margine della foto
Disastro ecologico nel delta del Niger Un cinquantennio di estrazioni petrolifere ha devastato il delta del Niger, dove ora è in corso un disastro ecologico da un miliardo di dollari. Secondo quanto stimato dall’Onu, infatti, è questa la cifra che occorrerà per eliminare il greggio che sta provocando enormi danni nell’area di Ogoniland.
A stanziare la somma necessaria dovrebbero essere il
governo della Nigeria, attualmente guidato da Goodluck Jonathan, che non
ha elaborato una normativa adatta in materia, e le aziende che si
occupano dell’estrazione del greggio, che non mettono in atto i
controlli necessari sulle infrastrutture.Inoltre secondo la valutazione
Onu saranno necessari almeno 25 anni per decontaminare l’area dal
petrolio.
Commento del sottoscritto su FB a margine dell'articolo
Dalla mia "Bacheca su FB" del 4/09/11 Notizie dal Golfo del Messico e non solo... di Guido Picchetti Brutte notizie dal Golfo del Messico, con altre perdite dagli impianti petroliferi della NP, e a seguire il comunicato della Spectrum Geo LTD - società inglese a responsabilità limitata - che vuole venire a fare ispezioni sismiche in tutto l'Adriatico alla ricerca di petrolio.
Le notizie sono tra le ultime che giornalmente la dr.ssa
Maria Rita D'Orsogna, ora negli Stati Uniti, pubblica sul suo blog,
raggiungibile all'url
http://dorsogna.blogspot.com/ .
http://www.facebook.com/guido.picchetti
Trivellazioni nei mari italiani. di Guido Picchetti Ripresa anche dalla rassegna stampa di Goggle di stamani la pagina del mio sito con gli "Echi di Stampa" di Settembre 2011 su "Trivellazioni petrolifere nei mari italiani e nello Stretto di Sicilia in particolare. "Bollettino di guerra" del 3° giorno. Non sottovalutate il documento n° 9 di "ISSUU, ... ".
Ma pensate che qualche politico di vaglia a livello
centrale o locale più o meno importante faccia una piega ?
Commenti FB a margine del post
Greenpeace - Allarme Sicilia Ambiente, denuncia di Greenpeace, ultime notizie - Nuove richieste per esplorazioni petrolifere ... Da "UnoNotizie.it" - 31/08/11 - Leggi la notizia (clicca sull'immagine, ndr.): Notizie simili da altre 18 fonti giornalistiche on line:
http://247.libero.it/rfocus/12903052/1/greenpeace-allarme-sicilia-le-esplorazioni-petrolifere-minano-la-biodiversita-nel-canale-di-sicilia/
Commento del sottoscritto su FB a margine dell'articolo
Dalla mia "Bacheca su Facebook" - 3/09/11
Il "bollettino di guerra" del 3°e 4° giorno di Guido Picchetti Trivellazioni petrolifere nei mari italiani e nello Stretto di Sicilia in particolare. "Bollettino di guerra" del 3° (e 4° giorno, ndr). Non sottovalutate il documento n° 9 di "ISSUU COM" che riporta integralmente il rapporto di Greenpeace, oltremodo valido, e anche spettacolare...
http://www.facebook.com/guido.picchetti
Commento del sottoscritto su FB a
margine dell'articolo del 3/09/11
Da "IL CACCIATORE" del 2/09/11 Caccia Ambiente per la caccia nelle Isole minori siciliane
Successo di Caccia Ambiente Sicilia
Tutto parte dal lavoro prezioso del Dott. Federico Cudia, membro della segreteria regionale del Partito, che già presso il Comitato Faunistico Venatorio ha posto le basi di questo successo facendo affidamento ad argomentazioni inconfutabili e avallate da sostanzioso apporto tecnico-documentale. E’ seguita poi l’opera dei delegati locali Dott. Leonardo Valenza e Avv. Claudio Mandarano che rispettivamente per Pantelleria e Lipari hanno fornito la documentazione idonea a stimolare le autorizzazioni dei Sindaci Dott. Alberto Di Marzo e Dott. Mariano Bruno. Si ringraziano per la preziosa collaborazione l’Avv. Nunziello Anastasi e il dott. Famà. L’opera del Partito Caccia Ambiente si rivolge adesso al resto delle Isole minori dove tuttavia registriamo elementi ostativi all’emanazione delle ordinanze di autorizzazione per la presenza in tutto il territorio delle Z.P.S. Se sarà possibile fare qualcosa non rimarremo a guardare. F.to: Partito Caccia Ambiente, Delegazione Sicilia
http://www.ilcacciatore.com/2011/09/02/caccia-nelle-isole-minori-siciliane/
Commento del sottoscritto su FB a
margine dell'articolo
Da "DORSOGNA BLOGSPOT" del 1/09/11
La "Spectrum" all'attacco dell'Adriatico di Maria Rita D'Orsogna Nel silenzio generale, questa società denominata "Spectrum " (con un nome che è tutto un programma. ndr.) vuol venire a "sondare" i nostri mari. Guardate la mappa che segue:
(Frattanto nota Maria Rita D'Orsogna a seguire sul suo blog, ndr.) Il Sindaco Remo Bello contro il Parco della Costa Teatina. Ecco cosa delibera il comune di Casalbordino, sotto il sindaco Remo Bello, in merito al Parco Nazionale della Costa Teatina. Senza parole:
(Scrive ancora Maria Rita D'Orsogna, ndr):
Oddio, ma sogno o son desta? Questi non vogliono quello
che propone il ministero, non sanno fare proposte alternative e se il
ministero "osa" perimetrarlo "autoritariamente" allora ... il comune di
Casalbordino fara' causa al Parlamento Italiano per presunto abuso!!! E
quindi, COSTRUTTIVAMENTE cosa vogliono fare? Soprattutto, dopo dieci
anni in cui hanno tergiverato inutilmente? Non so se ridere o piangere -
si tratta di un parco, non di una prigione! Sindaco Bello, nella mia modesta opinione questa delibera e' vergognosa. Ad avercela contro i petrolieri tanta animosità !
Il link con la delibera e' qui:
http://www.csun.edu/%7Edorsogna/Casalbordino.pdf. Qui dove il sindaco diceva che se fanno il parco, lui fa
denuncia al parlamento italiano per abuso di potere. Sono senza parole!
Di nuovo, sento odore di villette...
Grazie a Lorenzo Luciano per avere diffuso informazione
in questi mesi.
Commento del sottoscritto su FB a
margine dell'articolo
Da una mia "NOTA su Facebook" del 1/09/11 Il 24 Settembre p.v.
Da Catania
"Moving Planet", di Guido Picchetti Ricevo da Carmelo Nicoloso, coordinatore per il sud Italia del Comitato Parchi e responsabile del Progetto Mediterraneo Pro Natura, nonchè segretario per i rapporti istituzionali dell'associazione Pro Natura Mare Nostrum, un'informativa sull'iniziativa che a Catania stanno mettendo a punto per il prossimo 24 Settembre, giorno in cui sarà celebrato in tutto il mondo l'evento "Smuoviamo il pianeta - Moving planet" promosso da "350 org".
La Federazione Nazionale Pro Natura dal canto suo aderisce all’evento “Moving Planet” programmato per il 24 settembre 2011 attraverso il progetto Mediterraneo ed il Comitato Parchi Nazionali, organizzando un “Natural Blue Day on Sea” lungo le coste della Sicilia orientale, con il coinvolgimento di organismi istituzionali preposti alla conservazione della natura e la partecipazioni di diverse associazioni di volontariato. L’attività di fruizione del mare protetto lungo le coste della Sicilia orientale si prefigge quale obiettivo principale quello di far conoscere ed apprezzare scenari paesaggistici straordinari, ed ecosistemi unici, ricchi di tantissima biodiversità. E i sub dell’associazione Pro Natura Mare Nostrum si adopereranno ad effettuare delle immersioni nei suggestivi fondali marini nelle AMP dell’Isole dei Ciclopi e del Plemmirio, d’intesa con gli enti gestori. Saranno altresì organizzate delle visite guidate nelle aree protette a condizioni convenzionate. Perchè 350 org ? E' presto detto. 350 e' il valore di ppm (particelle per milione) di CO2 nell'atmosfera cui, secondo gli studiosi in materia, dovremmo ritornare per tentare almeno di mitigare i cambiamenti climatici in evidente crescita in tutto il pianeta che ne sono la diretta conseguenza. Attualmente a quanto pare abbiamo raggiunto un picco di ben 390 ppm, quando solo 200 anni fa nell'aria del pianeta ce n'erano mediamente 275 ... Intorno a questo numero fatidico di 350, che rappresenta appunto il limite di sicurezza di particelle di C02 nell'aria che respiriamo, si è creato nel mondo un movimento che sta cercando di sensibilizzare al massimo la popolazione del nostro pianeta, dopo che scienziati, esperti di problemi climatici e molti governi nazionali hanno capito i rischi che tutti corriamo nel superare quel limite, e come occorra tornare rapidamente sotto le 350 ppm. E se non si fa entro questo secolo c'è un serio pericolo di raggiungere un punto di non ritorno, con fenomeni irreversibili che metterebbero a rischio la nostra esistenza (come, ad esempio, lo scioglimento dei ghiacci della Groelandia). Sono noti a tutti i recenti disastri provocati dalle piattaforme petrolifere nel Golfo del Messico e nel mare di Scozia, con i relativi effetti devastanti ed immediati sugli ecosistemi e sulla biodiversità specialmente quella animale, gli esorbitanti costi che comporta la bonifica, senza escludere l’impatto a medio e lungo periodo sulla popolazione, in termini di esacerbazione di malattie respiratorie, patologie della pelle e dell’incidenza di tumori. Nel territorio della Regione Sicilia possiamo considerare come esempio il Polo Petrolchimico Siracusano, sorto negli anni cinquanta, e ancora oggi sono tangibili I segni provocati sugli habitat naturali e sulla popolazione, con aborti e/o nascite di bambini malformati, l’aumento di forme tumorali, in particolare quelle polmonari. Non meno importante, è da considerare gli effetti sul valore economico, non stimabile, oltre che del danno ambientale procurato, anche sull’economia dell’industria locale della pesca e del turismo. Le trivelle della compagnia petrolifera Audax Energy sono in azione al largo di Pantelleria. Proprio lì dove, dal 2007, è stata prevista la nascita del Santuario Marino per i cetacei del Canale di Sicilia. Dopo tre anni dall’accordo tra Italia e Malta, non solo dell'area protetta non c'è traccia, ma nuove perforazioni mettono in pericolo la salute di tutto il Mediterraneo, anche a causa della natura geologica del fondale perforato. Per far sapere tutto questo, e perchè possa esserci un rimedio al peggio, e che torni la speranza in un futuro migliore, ben venga l'evento "Moving the Panet - Smuoviamo il mondo", qualunque sia il modo in cui riusciremo a celebrarlo... http://www.facebook.com/note.php?note_id=273378802673942
Questo il link cui collegarsi
per eventuali adesioni all'iniziativa di Catania:
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(copyright Guido Picchetti)
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Questa pagina è stata aggiornata il 01/01/12.